Accogliere; conoscenza degli altri; accompagnare alla conoscenza di sé (fare il punto sulla propria vita; raccontare agli altri le gioie, le difficoltà senza la paura di essere giudicati); fidarsi, non siamo soli: scoperta della presenza costante degli altri, di Dio e dell'AC.
Fede - Fiducia - Paura
Sono capace di fidarmi di chi mi sta accanto? Quanta fiducia do?
I ragazzi sono invitati a sperimentare il loro grado di fiducia nell’altro che gli sta accanto. Divisi in due gruppi, un portavoce per squadra viene bendato e guidato dai compagni verso il unto in cui è nascosto un oggetto. Solo ascoltando e fidandosi delle indicazioni di compagni potrà raggiungere la meta.
E subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare. Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro, camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: "È un fantasma!", e si misero a gridare, perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: "Coraggio, sono io, non abbiate paura!". E salì sulla barca con loro e il vento cessò. E dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito.
Compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.
Oscilliamo sempre fra le due frasi di san Pietro: “Signore, salvami!” e “Tu sei veramente il Figlio di Dio!”.
Avere una meta ci rassicura. Qual è la nostra meta?
Gesù va incontro ai discepoli e li rassicura.
Fare parte di un gruppo non vuol dire solo trovare soluzioni ai problemi, ma significa condividere. Allarghiamo le nostre conoscenze, creiamo ponti e intessiamo nuove relazioni! Apriamo le porte a uns nuovo gruppo!
(es.: m’interessa una certa tematica sociale oppure da grande vorrei fare/andare all’estero/in missione/lavoro…)
Padre santo, Padre meraviglioso,
custodisci nel tuo amore misericordioso questi miei amici.
Sei tu che me li hai fatti incontrare, sei tu che me li hai messi accanto,
sei tu che li hai scelti, affinchè possiamo camminare
insieme per realizzare il tuo progetto divino.
Ti offro, o Padre, la simpatia, la gioia, la gentilezza
che mi hanno dimostrato sempre.
Come pure ti offro le loro angosce, le delusioni e le stanchezze del vivere quotidiano.
Fa che io possa condividere sempre le loro emozioni
e illuminami sulle cose che devo dire loro nei momenti di dubbio e incertezza.
Rendimi disponibile all’ascolto.
Donaci la grazia di imitare Maria, presenza amica e discreta, che si dona gratuitamente, in modo da poter diventare veri amici di tutti e godere anche quaggiù del sorriso del tuo Gesù.
Coinvolgere i giovanissimi del gruppo, in particolare i nuovi arrivati; aiutarli a raccontarsi e a condividere con gli altri le gioie e le difficoltà della loro vita, superando la paura di essere giudicati; andare un po’ più in profondità nei momenti di riflessione personale e di gruppo; accompagnarli a incontrare e a riconoscere il Signore.
La navigazione - la tempesta - il cuore
Possiamo paragonare la nostra vita a un viaggio per mare: durante la navigazione il mare può essere calmo e senza onde oppure agitato da tempeste e uragani. Sono le difficoltà e le prove che tutti i giorni dobbiamo affrontare.
Ascoltiamo la canzone “Oceans (Where Feet May Fall)” degli Hillsong United.
Riflettiamo sul testo: quale/i parola/e mi hanno colpito? Lo condivido con i miei compagni a coppie.
Mi hai chiamato dalle acque
Il grande sconosciuto dove i miei piedi potrebbero fallire
E li ti ho trovato nel mistero
Nelle profondità dell'oceano
La mia fede rimarrà solida
E chiamerò il tuo nome
Tenendo i miei occhi sopra le onde
Quando l'oceano sorge
La mia anima riposerà nel tuo abbraccio
Perché io sono Tuo e Tu sei mio
La tua grazia abbonda nelle acque più profonde
La tua mano sovrana
Sarà la mia guida
Dove i miei piedi falliscono e la paura mi circonda
Tu non hai mai fallito e non inizierai adesso
E chiamerò il tuo nome
Tenendo i miei occhi sopra le onde
Quando l'oceano sorge
La mia anima riposerà nel tuo abbraccio
Perché io sono Tuo e Tu sei mio
Lo spirito mi trasporta dove la mia fiducia è senza bordi
Lasciami camminare sulle acque
Ovunque mi chiameresti
Portami più in profondo di quanto i miei piedi possano mai immaginare
E la mia fede sarà resa più forte
E chiamerò il tuo nome
Tenendo i miei occhi sopra le onde
La mia anima riposerà nel tuo abbraccio
Perché io sono Tuo e Tu sei mio
E subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare. Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro, camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: "È un fantasma!", e si misero a gridare, perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: "Coraggio, sono io, non abbiate paura!". E salì sulla barca con loro e il vento cessò. E dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito.
Compiuta la traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.
Nella tempesta i discepoli vedono Gesù come un fantasma, non lo riconoscono perché non capiscono la logica del dono e della condivisione (è appena avvenuta la moltiplicazione dei pani), vedono solo il tornaconto, il successo: hanno il cuore indurito
Il mio cuore com’è? A ognuno è consegnato un cuore di carta diviso a metà: su una metà scrivo ciò che indurisce il mio cuore, sull’altra ciò che lo “addolcisce”.
Un personaggio che ha fatto la stessa esperienza dei discepoli: non ha riconosciuto il Signore subito, lo ha visto come un fantasma, ma poi quando lo ha riconosciuto, gli ha cambiato la vita!
Suor Anna Nobili, intervista alle Invasioni BarbaricheE se la tua vita fosse una barca?
Chi sarabbe l'addetto…
Signore dove sei?
Tu parli e io non sento,
cammini con me e non Ti vedo,
Ti cerco ovunque,
ma Tu, Signore, dove sei?
Spiegami il perché dei miei giorni bui,
insegnami a vederTi nelle nuvole
che coprono il cielo al primo mattino,
nella fatica del quotidiano,
nel volto dell’amico in difficoltà
e che mi chiede aiuto ed io non glielo so dare
come Tu vorresti.
Donami il sorriso anche quando
Ti sento lontano
E nulla sembra avere uno scopo senza di Te,
insegnami a mettermi in ginocchio
per chiederTi aiuto
cancellando la presunzione di farcela da solo,
insegnami ad ascoltare la Tua voce.
Dove sei, Signore?
Ho bisogno di Te.
Accompagnare i giovanissimi a incontrare e riconoscere il Signore, prendere in considerazione il rapporto con Dio come un rapporto reale con una persona; aiutarli a costruire una relazione quotidiana con il Signore; educarli a leggere la propria vita alla luce della Parola.
Chiamata - fiducia - nuova vita
"Dio ti dà l'opportunità di…": io come rispondo?
Guardiamo assieme alcuni spezzoni del film "Un'impresa da Dio".
Trailer per introdurre la storia
Video sulla fiducia e le opportunità
Video sui progetti
Riflettiamo sulla chiamata del protagonista: quali sono i sogni del protagonista prima di questa chiamata e quali sono i sogni di Dio su questa persona.
A coppie poi i ragazzi sono invitati a rispondere a queste domande "Se fossi stato tu al posto del protagonista ti saresti fidato? E al posto della moglie? Perché?".
Ecco alcune delle risposte dei ragazzi:
Io-gli altri. Dal film, ma anche dalla vita di tutti i giorni sperimentiamo che non è proprio facile fidarsi!
Due cartelloni con due scritte "i miei sogni oggi" e "cosa sognano per me… i miei professori, i miei genitori, i miei educatori, i miei allenatori, i miei amici…".
Ai ragazzi vengono consegnati dei post-it. Devono pensare e poi scrivere:
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: "Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini". E subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch'essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui.
Quella vecchietta cieca, che incontrai
la notte che me spersi in mezzo ar bosco,
me disse: - Se la strada nun la sai,
te ciaccompagno io, ché la conosco.
Se ciai la forza de venimme appresso,
de tanto in tanto te darò 'na voce,
fino là in fonno, dove c'è un cipresso,
fino là in cima, dove c'è la Croce…
Io risposi: - Sarà ... ma trovo strano
che me possa guidà chi nun ce vede… -
La cieca allora me pijò la mano
e sospirò: - Cammina! - Era fa Fede.”
Trilussa
Se la strada non la sai ti accompagno io!
Mi sembra strano che mi possa guidare chi non ci vede… era la fede. La rappresentazione allegorica della fede: una vecchietta cieca. Perché? La fede a un certo punto chiede di fidarsi, anche quando non hai tutto chiaro…
Andrà tutto bene perché siamo nelle mani di qualcuno, il Padre, che mi vuole bene, che vuole il mio bene.
I discepoli. Passa Gesù, gli dice “Seguimi!” e lo seguono. Avranno avuto i loro sogni? Si! Però hanno risposto: “sulla Tua Parola ci fidiamo!”.
E Dio cosa sogna per te? Qual è il sogno di Dio per l'uomo?
Ogni gruppo riporta la sua risposta su un post-it A4 e lo espone agli altri.
Fiducia-nuova vita! Dio irrompe all'improvviso nella tua vita e ti dà l'opportunità di cambiarla. Come la scelta di seguire Cristo può cambiare la tua vita? Proponiamo l'esperienza di fede di Un gruppo musicale che ha colto il sogno di Dio, si è fidato e ha visto cambiare totalmente non solo la vita personale ma anche quella dell'intera band.
Un invito
poi un viaggio
così t'ho visto,
m'hai accolto.
Ho pianto
la prima volta
non per dolore, ma per amore.
Sarei un nulla se non ci fossi te.
Già lo sapevo ma l'ho capito stando da te, con te…
Io sono un uomo
libero figlio
di un sogno vivo
e sono in viaggio
Accolgo il mondo
non mi spavento
anche se sbaglio
con te son salvo.
Hai detto cerca, distingui e ascolta
Il muro inganna
Il male trama
C'è confusione senza passione
Nell'opulenza la bestia balla…
Ma Betlemme cerca solo pace e semplicità
Io credo nonostante chi ha usato la Tua verità
e ascolto
e prego
Io sono un uomo
libero figlio
di un sogno vivo
e sono in viaggio
Accolgo il mondo
non mi spavento
anche se sbaglio
con te son salvo
Ho visto santi senza niente dare pace a molti,
attivi e forti più di mille uomini potenti
Nessun limite ha l'anima che s'affida al Bene
La luce schiude e non preclude, questa ò la mia fede!
Io sono un uomo
libero figlio
di un sogno vivo
e sono in viaggio
Accolgo il mondo
non mi spavento
anche se sbaglio
con te son salvo
Io sono un uomo
libero figlio
di un sogno vivo
e sono in viaggio
Accolgo il mondo
non mi spavento
anche se sbaglio
con te son salvo
»Tutti abbiamo spesso la tentazione di metterci al centro, di credere che siamo l'asse dell'universo, di credere che siamo solo noi a costruire la nostra vita o di pensare che essa sia resa felice dal possedere, dai soldi, dal potere. Ma tutti sappiamo che non è così! Certo l’avere, il denaro, il potere possono dare un momento di ebbrezza, l’illusione di essere felici, ma, alla fine, sono essi che ci possiedono e ci spingono ad avere sempre di più, a non essere mai sazi. E finiamo “riempiti”, ma non nutriti, ed è molto triste vedere una gioventù “riempita”, ma debole. La gioventù deve essere forte, nutrirsi della sua fede e non riempirsi di altre cose! […]
Caro giovane, cara giovane: “metti Cristo” nella tua vita. In questi giorni, Lui ti attende: ascoltalo con attenzione e la sua presenza entusiasmerà il tuo cuore; “Metti Cristo”: Lui ti accoglie nel Sacramento del perdono, con la sua misericordia cura tutte le ferite del peccato. Non avere paura di chiedere perdono a Dio perché Lui nel suo grande amore non si stanca mai di perdonarci, come un padre che ci ama. Dio è pura misericordia!
“Metti Cristo": Lui ti aspetta anche nell'Eucaristia, Sacramento della sua presenza, del suo sacrificio di amore, e ti aspetta anche nell’umanità di tanti giovani che ti arricchiranno con la loro amicizia, ti incoraggeranno con la loro testimonianza di fede, ti insegneranno il linguaggio dell'amore, della bontà, del servizio. Anche tu caro giovane, cara giovane, puoi essere un testimone gioioso del suo amore, un testimone coraggioso del suo Vangelo per portare in questo nostro mondo un po’ di luce. Lasciati cercare da Gesù, lasciati amare da Gesù, è un amico che non delude&laquao;.
(spunti per una riflessione personale)
Mettersi in ascolto oltre che di sé stessi, anche degli altri e dedicare loro tempo, averli a cuore. Il sogno di Dio su ognuno di noi si può comprendere anche attraverso gli altri.
Fraternità - accoglienza - scoperta - inconto
Quante volte siamo artefici o vittime di un pregiudizio, o un giudizio sommario, di qualcuno che pensa di saper già tutto di noi o qualcuno di cui noi pensiamo già di conoscere tutto.
Educare a soggettivare l'Altro, specie quando l'altro è "sgradevole". Educare all'ascolto, a riconoscere l'altro nella reciprocità; vivere l’accoglienza come incontro con l'Altro.
Come attività per queste domande ai quattro angoli del salone mettiamo tipo 4 cestini dove ci sono dei biglietti in cui i ragazzi devono scrivere
La donna si anticipa ed unge il corpo di Gesù prima della condanna e della crocifissione. Con questo gesto, indica che accetta Gesù come Messia Servo che morirà in croce. Gesù capisce il gesto della donna e l'approva. Prima Pietro aveva respinto il Messia Crocefisso (Mc 8,32). Questa donna anonima è la discepola fedele, modello per i suoi discepoli che non avevano capito nulla. Il modello per tutti, "in tutto il mondo" (Mc 14,9).
Questa donna rappresenta per ciascuno di noi anche una domanda: quanto sono disposto a mettere in gioco negli incontri che mi accadono? Di quali «sprechi» d'amore (tempo, ascolto, disponibilità, aiuto...) sono capace? Fin dove si spinge la mia ospitalità nei confronti del fratello?
Attraverso questi incontri, veri, rivedi anche gli incontri che fai con le altre persone.
Incontri un malato? Può cambiare anche il tuo rapporto con i sani.
Dall’incontro con l’altro esco diverso, persona nuova.
Una domanda molto semplice: a che persona o incontro potresti pensare nella tua esperienza personale rivedendo tutto questo? Ti è mai successo di aver avuto un incontro anche inaspettato che ha cambiato qualcosa della tua vita? Cosa è successo, cosa è cambiato, cosa ti ha colpito e perchè!
Perché incontrare l’altro? E perché “sprecare” (donare!!) il mio tempo per lui?
Ed eventualmente? Nella relazione con qualcuno, indipendentemente da come ci si comporta e come vanno le cose, sono conscio di star "costruendo" qualcosa?
Sono conscio del fatto che il risultato dipende anche da me? Che i rapporti sono bidirezionali e che sono corresponsabile dei risultati? O è una cosa a cui do peso solo di fronte alle "belle" relazioni?
A ciascuno viene consegnata una piccola busta colorata con un biglietto. I nostri incontri di tutti i giorni sono come una busta chiusa, se investiamo nella relazione con l’altro ecco che potremo fare esperienza di relazioni vere e magari sorprendenti. Chiediamo ai ragazzi di “aprire” la loro busta e scrivere sul biglietto il nome della persona e della realtà che ha rappresentato per loro un incontro inaspettato e positivo, scrivendo anche quale atteggiamento ha cambiato in loro o quale ricchezza ne hanno “guadagnato”.
Successivamente sull’altro lato del biglietto scriveranno un’occasione nella quale, invece, un incontro sul quale avevano grandi aspettative si è rivelato una delusione, e da cosa è dipesa questa delusione.
Rivedere il concetto di talento come "qualcosa che sappiamo fare" quanto piuttosto "l’occasione" in cui mettere in gioco le nostre capacità. In quest’ottica allora ogni incontro con l’altro diventa "talento" ovvero l’occasione in cui mettere in gioco le mie capacità, di cui divento responsabile.
Talento - occasione - testimoni
Leggiamo insieme la parabola dei talenti.
“Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì.
Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro.
Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.
Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo.
Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse.
Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.
E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.”
Il talento non è tanto il saper fare qualcosa quanto cogliere l’occasione in cui possiamo mettere in gioco, in circolo le nostre capacità!
Ognuno di noi ha qualcosa a disposizione, ma riusciamo a riconoscere le occasioni in cui metterlo in gioco?
Leggiamo quindi un brano di Tagore
Rabindranath Tagore, Gitanjali
Ero andato mendicando di uscio in uscio lungo il sentiero del villaggio, quando in lontananza mi apparve il tuo aureo cocchio, simile ad un sogno meraviglioso.
Mi domandai: chi sarà mai questo Re di tutti i re? Crebbero le mie speranze, e pensai che i giorni tristi sarebbero ormai finiti; stetti ad attendere che l'elemosina mi fosse data senza doverla chiedere, e che le ricchezze venissero sparse ovunque nella polvere. Il cocchio mi si fermò accanto; il Tuo sguardo cadde su di me, e Tu scendesti con un sorriso. Sentivo che era giunto alfine il momento supremo della mia vita.
Ma Tu, ad un tratto, mi stendesti la mano destra dicendomi: "Che cos'hai da darmi?".
Ah, quale gesto veramente regale fu quello di stendere la Tua palma per chiedere l'elemosina ad un povero! Esitante e confuso, trassi lentamente dalla mia bisaccia un acino di grano e Te lo porsi.
Ma quale non fu la mia sorpresa quando, sul finire del giorno, vuotai a terra la mia bisaccia e trovai nell'esiguo mucchietto di acini, un granellino d'oro!
Piansi amaramente per non aver avuto cuore di darTi tutto quello che possedevo…
Chi ha speso, ha consumato; chi ha raccolto, ha perduto; ma chi ha dato, ha messo in salvo per sempre i suoi tesori. (Inayat Khan)
Con una mini caccia al tesoro i ragazzi, divisi in 5 gruppi, ricostruiscono una breve biografia di 5 testimoni di talento. Alla fine della ricostruzione condividono con gli altri cosa della vita di queste persone li ha colpiti, quali capacità avevano e qual è stata l’occasione con cui le hanno messe in gioco.
Al termine della condivisione ogni gruppo presenta agli altri la vita del testimone, le capacità, l’occasione e i frutti che sono stati generati dal suo talento.
È uno dei 4 pilastri dell'azione cattolica (gli altri: interiorità, fraternità, responsabilità), che hanno strutturato anche il cammino annuale dei "laboratori della speranza" o WorshsHope (WH).
In che modo vivo/viviamo l'ecclesialità?
Abbiamo iniziato con un riassunto del percorso fatto..che cosa c'entra il cammino del WH con l'ecclesialità? C'entra nella misura in cui io, non sono chiamato a vivere tutto quello che abbiamo visto (i miei talenti, la mia chiamata, le difficoltà della mia vita) da solo, ma in una comunità di persone che è la chiesa. E questo non lo vivo solo nella mia parrocchia, ma anche con i ragazzi di Guastalla che vedrò per la prima volta…
Quindi, cosa ci unisce? Cosa fa di me, del mio amico del gruppo parrocchiale, del ragazzo di Guastalla e di un cattolico che vive magari in una comunità cristiana dall'altra parte del mondo?
In che modo siamo "sulla stessa barca"?
Chiesa - Eucarestia - Comunità - Testimonianza - Apostolicità
Attività di brainstorming alternativa: per aiutare i ragazzi a entrare nel tema e per tirar fuori che idea innanzitutto hanno loro di Chiesa. Abbiamo disposto delle immagini stampate e degli oggetti che potessero avere qualche collegamento alla Chiesa (GMG, rosario, papa, bibbia, sacramenti, processioni, edifici…). Ognuno doveva scegliere un oggetto o un'immagine che potesse corrispondere alla SUA idea di Chiesa e doveva spiegare poi a tutti il perchè.
Mini percorso a stand: i ragazzil scoprono e diverse dimensioni (alcune) della chiesa, in modo dinamico e interattivo.
Io come cristiano sono chiamato a portare l'annuncio di Cristo, della sua Resurrezione a tutti, tanto in terre di missione quanto qui, nella mia vita quotidiana.
Per fare questo ho bisogno di spogliarmi di quello che mi ostacola nella relazione con l'altro (i ragazzi dovevano scrivere su un biglietto l'ostacolo e buttarlo nel cestino) e a pensare a che cosa mi può aiutare ad avvicinarmi e ad entrare in relazione con l'altro (le caratteristiche dovevano essere messe all'interno di uno zaino da viaggio).
L'eucarestia non è una cosa lontana da noi! Anzi ogni volta che ci sediamo a tavola, alla mensa con i nostri fratelli, ogni volta che condividiamo con loro ricordiamo il cesto compiuto da Gesù nell'Ultima cena. I ragazzi sono stati invitati a sedersi su una tavola imbandita con una bagnotta di pane al centro e una brocca d'acqua. Insieme hanno fatto memoria dei momenti di fraternità che hanno vissuto.
Divisione in gruppi e condivisione.
Dopo aver condiviso quanto ascolta/visto nei vari stands, i ragazzi sono stati invitati a trovare una caratteristica/un gesto che accomunasse le diverse idee di Chiesa dalle quali sono partiti all'inizio dell'incontro.
La Chiesa, nonostante i suoi limiti dati dai nostri limiti, è il luogo in cui vivere (nel grande e nel piccolo) la fraternità dello spezzare il pane e stare insieme, in cui e per cui dare testimonianza e che ci chiama ad essere missionari della Buona Notizia.