venerdì, 26 aprile 2024
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Camposcuola Giovani 2021

E se non fosse un sogno?

Alla scoperta della Toscana della fraternità

Dopo essere stati accompagnati durante l’anno dall’enciclica Fratelli tutti, i giovani sono andati alla scoperta di realtà coraggiose che concretizzino la fraternità proposta dal Vangelo e… le hanno trovate in Toscana! Per la precisione: Loppiano, cittadella dei Focolari, fondata da Chiara Lubich; Rondine, cittadella della pace; Nomadelfia, “dove la fraternità è legge”. Inoltre non poteva mancare una tappa a Firenze, sulle orme di Giorgio La Pira, che ha trasmesso in modo rivoluzionario la fraternità del Vangelo attraverso la missione politica. Tutto questo è stato il campo per giovani universitari e lavoratori, dal 31 luglio al 7 agosto… scopriamolo meglio!




LOPPIANO

Fu Chiara Lubich nel 1964 a fondare questo borgo, situato nelle colline a sud di Firenze, con lo scopo di creare un luogo in cui respirare ideali di unità e convivenza pacifica.

Fedele all’originale desiderio di Chiara, oggi chi ci vive non lo considera una roccaforte in cui rifugiarsi, ma un laboratorio aperto al mondo, in cui non si può rimanere per sempre: si coltiva una spiritualità basata sul versetto di Giovanni “perché tutti siano una sola cosa” (Gv 17,21) diventato il motto di Chiara e, una volta fatta propria, si torna a casa, per portare lì ciò che si è imparato. Per questo a Loppiano vivono alcune centinaia di persone provenienti da tutto il mondo, che ogni giorno provano ad attuare una convivenza semplice, rispecchiando tutte le realtà della vita umana (studio, lavoro, musica, arte, eccetera) come in una qualsiasi altra città, ma ispirati dall’amore reciproco a cui ci invita Gesù.

Infatti, è proprio il comandamento di Gesù “che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15,12) a costituire la “legge” fondamentale di Loppiano. Grazie a questo alto ideale, negli anni sono nate e orbitano tutt’oggi attorno a Loppiano tante realtà. L’Istituto Universitario Sophia si pone come missione quella di diffondere il principio dell’unità non solo come valore ideologico o teologico, ma come cultura. Nei diversi corsi di questa università gli studenti imparano, ad esempio attraverso i linguaggi concreti della politica, dell’economia e dell’ecologia, cosa significa creare l’unità e custodire la diversità come esperienza di unità. Vediamo nella musica un esempio della ricchezza che nasce da questo principio: i complessi multiculturali Gen Rosso e Gen Verde hanno proprio a Loppiano la loro sede.

Dal punto di vista dell’industria, il Polo Lionello Bonfanti offre i propri spazi e strumenti a piccole imprese o aziende che vogliono aderire al progetto di Economia di Comunione (idea di Chiara che immaginava di superare il sistema capitalistico e la cieca logica del profitto con una nuova cultura economica improntata alla comunione, alla gratuità ed alla reciprocità).

Ci rimettiamo in viaggio, un’altra tappa già ci aspetta. Le temperature sulla strada sono torride, ma la freschezza del messaggio di unità, fraternità a pace che Chiara Lubich e Loppiano ci hanno trasmesso ci accompagneranno sicuramente per un lungo tratto della nostra vita.

Elena Bertolotti




FIRENZE



Nella cornice di una Firenze assolata e timidamente piena di turisti curiosi il nostro cammino alla ricerca della fraternità ci ha portati nel cuore pulsante della città: Palazzo Vecchio, sede comunale e simbolo dello splendore rinascimentale mediceo. È qui che l’assessore Martini, esponente di spicco dell’Amministrazione fiorentina, ci ha introdotto alla figura di Giorgio La Pira, che abbiamo approfondito durante la giornata visitando prima la cella nel convento domenicano di San Marco dove ha risieduto per molti anni ed infine la sede dell’associazione giovanile intitolata a La Pira stesso, dove Edoardo, un educatore cresciuto umanamente nell’associazione, ci ha delineato in maniera approfondita la vita, l’opera il pensiero lapiriano.

Nonostante il poco tempo a disposizione, la radicale importanza dell’operato di questa grande anima letteralmente sgorgava dagli sguardi dei nostri interlocutori come se le parole non bastassero per cogliere la grandezza di quel piccolo uomo siciliano che tanto contribuì a

calare il messaggio evangelico nella realtà politica italiana ed internazionale del dopoguerra.

L’operare di La Pira, infatti, fu contraddistinto da un’estrema concretezza nell’agire: ponendo le necessità terrene dell’uomo al centro, un lavoro dignitoso, un’abitazione degna di questo nome, ma senza che queste prendessero il sopravvento sulla profonda e fertile spiritualità che deve indirizzare l’operato della società, questo modus operandi può essere sintetizzato con l’espressione “Sporcarsi le mani ma non l’anima”.

Questa concezione duale si può osservare materialmente nel quartiere satellite dell’Isolotto, voluto fortemente da La Pira per far fronte all’emergenza richiesta abitativa degli anni ’60, dove, pur trattandosi di residenze popolari, la città assume la misura dei cittadini che la abitano con case monofamiliari spaziose e gli spazi comunitari al centro: la scuola, l’ospedale e la chiesa. Infine, per cercare di sottolineare non solo l’attualità ma anche la dirompente novità che rappresentò ai tempi, vorrei far emergere un valore al centro delle cosiddette “Ipotesi di lavoro”: la Laicità che, da costituente prima e da sindaco impegnato sul panorama internazionale lacerato dalla Guerra fredda poi, La Pira incarnò in ogni suo aspetto.

Laicità al giorno d’oggi molto spesso si confonde con laicismo, ma tra i due concetti la differenza è tanta: se infatti il secondo è quella tendenza totalizzante che mira ad appiattire il dialogo tra le differenti visioni del mondo ad una ed una sola, la laicità vera e propria non tende ad eliminare in maniera intransigente le posizioni dissonanti ma a farle convergere in un terreno comune e condiviso con l’obiettivo della pace sociale e del benessere di ogni cittadino e uomo.

Federico Manzotti




RONDINE



Rondine è una Cittadella della Pace fondata nel 1997 da Franco Vaccari, un sognatore che decide di accogliere alcuni giovani nel borgo di Rondine per educarli alla leadership in Paesi dilaniati dalla guerra e insegnare loro come gestire i conflitti.

Arrivando a Rondine non passa inosservato il grande monumento Un volo di rondini: gli uccelli, fissati in cima ad alti tubi di acciaio flessibile, si muovono al tirare del vento.

Quelle rondini siamo noi, i tubi di acciaio sono le nostre vite, le nostre storie, tutte diverse e mai lineari perché a volte compiamo tragitti incomprensibili, cadiamo, abbiamo alti e bassi e, proprio quando ci sentiamo pronti per prendere il volo, torniamo indietro. Il messaggio rassicurante, però, è che alla fine tutte le rondini spiccano il volo in direzioni diverse e sono slanciate verso l’alto perché ogni rondine ha trovato la sua strada.

Mi piace pensare che Rondine sia un po’ come queste traiettorie indecise e oscillanti: un luogo dove accogliere ragazzi feriti interiormente dalle guerre e dalle violenze che hanno vissuto nei propri Paesi e che a Rondine scoprono l’esistenza di un’altra via, cioè la possibilità di condividere la quotidianità, lo studio, il lavoro, l’arte e la cucina anche con persone provenienti da culture e Paesi diversi per capire che, in fondo al prossimo, non c’è il nemico, ma la persona e l’incontro con essa, non esistono solo la rabbia, la paura e l’odio, ma anche il coraggio, che a Rondine rende possibile educare uomini e donne disposti a lavorare per la pace, a diventare responsabili dei propri sentimenti.

Rondine è il luogo dove capire ed elaborare il male che si è vissuto, perché Rondine insegna anche che nessuno esce vincitore dalla guerra, al contrario ne usciamo tutti sconfitti.

Lucia Leoni




NOMADELFIA



Siamo arrivati a Nomadelfia in un caldo 10 agosto, nel paese “dove la fraternità è legge”, ed accolti nelle famiglie a pranzo abbiamo rapidamente capito perché.

320 persone divise in 11 gruppi familiari composti da 3 o 4 nuclei più single, nonni, disabili: tutti hanno un ruolo in una routine lenta e organizzata che sa di altri tempi. La cucina e la sala da pranzo sono in comune e tanti piccoli prefabbricati incastrati fra le colline toscane ospitano le camere

da letto di ogni famiglia… ma ogni 3 anni si cambia sia casa che gruppo famigliare, per non legarsi troppo agli oggetti o avere predilezione per alcuni membri del gruppo rispetto ad altri.

Tutte le donne sono madri e tutti gli uomini sono padri in quell’“educazione in solido” che rende la comunità responsabile di ogni suo figlio, nato o affidato che sia: don Zeno l’ha sognato così fin da quando ha iniziato a farsi padre dei i tanti orfani di guerra occupando il campo di concentramento di Fossoli. L’intera giornata si svolge dentro a Nomadelfia: sveglia alle 7, alle 7.45 gli adulti a lavorare e i ragazzi nelle scuole interne, gli anziani continuano a rendersi utili ciascuno secondo le proprie possibilità. Il lavoro non è una scelta ma la comunità ti chiede di svolgere quello che è necessario in quel periodo. Non esistono auto di proprietà per spostarsi ma si possono prenotare in officina; i vestiti sono essenziali; abbiamo mangiato le verdure coltivate nell’orto e i formaggi dei loro allevamenti.

Nessuno possiede denaro, ma la Provvidenza arriva dove non potremmo nemmeno immaginare e fra offerte di servizi, donazioni e il ricavato delle serate di Nomadelfia (il mese estivo di spettacoli in giro per l’Italia), non manca niente a nessuno.

Lo studio quotidiano dei messaggi lasciati da don Zeno mantiene vivo lo spirito di accoglienza e rigorosa essenzialità delle origini e la scelta vocazionale di ogni Nomadelfo preserva quella radicalità sconvolgente che abbiamo vissuto.

Torniamo a casa con tante domande, toccati dall’aver abitato e, solo giorno dopo giorno, in parte compreso delle vite tanto diverse dalle nostre ma invece così simili a quelle dei primi cristiani, turbati da una fraternità così concreta da far sbiadire ogni altro compromesso, scossi da un modo di abitare il mondo che tutto distribuisce “secondo il bisogno di ciascuno” che non può che dare linfa nuova alle scelte di ognuno di noi.

Martina Ferrari


Azione Cattolica Italiana - Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla - Atto normativo

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