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PERSONE NUOVE IN CRISTO GESÙ

Corresponsabili della gioia di vivere

DOCUMENTO ASSEMBLEARE
XV ASSEMBLEA DIOCESANA DI AZIONE CATTOLICA
REGGIO EMILIA 16 FEBBRAIO 2014

Al termine di questo triennio di intensa attività ci sembrava giusto raccogliere in un documento da sottoporre all’Assemblea quanto emerso dall’esperienza e dalle riflessioni fatte all’interno dell’attuale Consiglio, con il duplice scopo di non perdere l’esperienza accumulata e quindi permettere a chi verrà dopo di noi di non partire da zero.

Proponiamo anche alcuni suggerimenti operativi che non vogliono affatto essere vincolanti per il lavoro futuro ma che ci sembra importante sottoporre al nuovo Consiglio affinchè ne valuti la fattibilità in tutta libertà.

Alleghiamo inoltre come parte integrante di questo documento le indicazioni, sintetizzate nelle 3 parole comunione, comunicazione e collaborazione, che il nostro Vescovo Massimo cui ha dato durante l’Assemblea ordinaria del 19 ottobre scorso, indicazioni che riteniamo molto preziose e di sicura utilità per non perdere la bussola della diocesanità.

Corresponsabili della gioia

Il cristiano deve essere rivoluzionario per la grazia […]. La grazia fa di noi rivoluzionari (…) perché cambia il cuore. Un cuore che ama, un cuore che soffre, un cuore che gioisce con gli altri, un cuore colmo di tenerezza per chi, portando impresse le ferite della vita, si sente alla periferia della società
(Papa Francesco, Convegno ecclesiale della Diocesi di Roma, 17 giugno 2013)

Siamo laici associati, corresponsabili della missione evangelizzatrice della Chiesa, e ci lasciamo interrogare dal nostro tempo. Ci sentiamo interpellati dalla vita delle persone, a cui vogliamo innanzitutto offrire la testimonianza della speranza e della gioia che nascono dall’incontro con Cristo, della bellezza di costruire legami autentici, dell’importanza di sentirci responsabili della crescita umana, spirituale, culturale e di fede di ciascuno, a servizio della Chiesa locale e nella consapevolezza di essere parte della Chiesa universale. In questo tempo, in cui siamo chiamati a pensare il cammino del nuovo triennio associativo, desideriamo fare alcuni esercizi.

È bene quindi interrogarsi sul modo in cui possiamo aiutare sempre più gli adulti, i giovani e i ragazzi a vivere la bellezza di una fede che dà forma alla vita, che chiama ciascuno alla santità, che nutre il terreno delle relazioni buone tra le persone, che porta speranza nella costruzione della città e nell’impegno per la giustizia e lo sviluppo umano. In questo, Papa Francesco, con il suo linguaggio fatto di parole semplici e con la tenerezza dei gesti, ci mostra ogni giorno cosa significhi raccontare le meraviglie che il Signore compie nelle nostre storie. Il suo modo di dire e di fare colpisce perché è diretto e parla con immediatezza alle nostre vite, facendoci cogliere l'essenziale, ciò che conta di più: l'amore e la fedeltà a Gesù Cristo.

In questo triennio, in cui abbiamo celebrato i cinquant’anni dall'apertura del Concilio Vaticano II, abbiamo fatto esperienza di ciò che vuol dire essere e vivere "la Chiesa bella del Concilio", riportando in primo piano proprio una delle sue grandi eredità: la nostra associazione, forma di testimonianza comunitaria che oggi, come cinquant’anni fa, è ancora più importante di una forma di testimonianza personale.

Nel percorso di rinnovamento istituzionale che ci apprestiamo a compiere, vogliamo provare a recuperare con questo stile semplice e immediato il nostro patrimonio associativo.

Per riuscire a fare il bene della Chiesa e della comunità civile, occorre che facciamo bene l’Azione Cattolica, in ciò ci sembra necessario suggerire al prossimo consiglio di attuare un maggiore coordinamento fra le varie articolazioni.

Famiglia

Educare in famiglia è oggi un’arte davvero difficile. Molti genitori soffrono, infatti, un senso di solitudine, di inadeguatezza e, addirittura, d’impotenza. Si tratta di un isolamento anzitutto sociale, perché la società privilegia gli individui e non considera la famiglia come sua cellula fondamentale.
(Educare alla vita buona del Vangelo, Orientamenti Pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, 36)

L’Azione Cattolica è consapevole delle grandi sfide che oggi interpellano la famiglia, non preservata da problemi e sofferenze e, insieme, ancora fonte di valori e di senso. La famiglia, che ha origine dalla relazione stabile tra un uomo e una donna sposati, come sancito anche dalla Costituzione italiana e aperti alla vita, ed è fondata sul sacramento del matrimonio, oggi è chiamata a fare i conti con un contesto sociale complesso e contraddittorio, in cui si affermano, tra l’altro, diverse forme di convivenza, scelte o subite. Ma proprio qui e ora l’AC vuole testimoniare la bellezza dell’essere famiglia, e famiglia cristiana cementata da un’autentica relazione con il Signore, e vuole impegnarsi a renderla protagonista del rinnovamento delle comunità ecclesiali e civili.

Emerge qui anche una serie di questioni di tipo antropologico: oggi sono in gioco la differenza fondamentale uomo-donna, il ruolo che tale differenza riveste nell’esperienza dell’amore umano, il diritto dei figli a essere accolti ed educati con amore da un padre e da una madre tra loro in relazione. Oggi più che mai occorre riscoprire il valore di relazioni stabili, in controtendenza rispetto a una visione “liquida” dei rapporti che conduce fatalmente a un io sempre più isolato. Mai come ai nostri giorni vi è stato un attacco così micidiale nei confronti della famiglia al punto che chiunque osi difendere la famiglia tradizionale viene tacciato di omofobia.

La teoria del “gender” viene portata avanti da istituzioni pubbliche quali il Ministero delle pari opportunità al punto di imporre come in Francia la dicitura “genitore 1” e “genitore 2” al posto di padre e madre.

Per questo l’AC di Reggio vuole continuare a proseguire il cammino intrapreso già da molti anni con il corso biennale per fidanzati “Tobia e Sara”, con il Progetto genitori “Chi ama educa” e il Percorso per famiglie integrandoli, se possibile, con le iniziative rivolte alle altre fasce di età. Già con l’iniziativa “Ti racconto Gesù” si vuole raccordare il compito educativo dei genitori con l’ACR ma si potrebbe pensare anche a collegamenti con le attività della terza età per valorizzare il ruolo dei nonni o inserire nelle attività dei giovanissimi e dei giovani la testimonianza dei fidanzati e degli sposi giovani sulla bellezza di progettare il proprio futuro insieme e di essere famiglia.

Sarebbe bello, in Associazione, sviluppare la capacità di costruire una rete tra famiglie, per offrire una testimonianza esemplare a livello ecclesiale e civile.

Si fa appello alla presidenza nazionale affinché impegni l’associazione a difendere pubblicamente e con idonee iniziative l’integrità dell’istituzione familiare.

Parrocchia

Il legame con la Chiesa diocesana vive giorno per giorno nella parrocchia; in essa l’AC sperimenta la concretezza di una Chiesa da amare ogni giorno nella sua realtà positiva e nei suoi difetti… La formazione dell’AC insegna i percorsi esigenti della dedizione che non fa notizia e dell’amore nascosto che si spende senza riserve. Vissuto nella parrocchia questo amore creativo e forte diventa lo stile di ogni giorno e di ogni ambiente.
(Progetto formativo - Introduzione § 5)

L’AC vuole impegnarsi a fare delle parrocchie in cui opera luoghi dove le persone si sentano a casa propria e mostrino così la bellezza di vivere in una “famiglia” di ampio respiro.

La parrocchia è “Chiesa che vive tra le case degli uomini”, casa tra le case, in comunicazione con la realtà territoriale, “è comunità di fedeli a cui appartengono i battezzati della Chiesa cattolica che dimorano in un determinato territorio (…) in essa si vivono rapporti di prossimità con vincoli concreti di conoscenza e amore e si accede ai doni sacramentali, al cui centro è l’Eucarestia, ma ci si fa anche carico degli abitanti di tutto il territorio” (Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, 3).

In questi anni abbiamo toccato con mano come sia necessaria una maggiore cura del percorso delle associazioni parrocchiali, con particolare attenzione alla formazione dei presidenti, responsabili ed educatori. In che modo?

Abbiamo ipotizzato varie iniziative che affidiamo alla valutazione del prossimo Consiglio e Presidenza:

  1. Organizzare alcuni degli incontri che ora vengono fatti a Reggio delocalizzandoli nelle varie parrocchie o vicariati, ipotizzare anche di fare alcuni consigli diocesani itineranti, coinvolgendo di volta in volta i presidenti locali.

  2. Occorre definire bene il ruolo e i compiti dei responsabili vicariali: oltre che ascoltare le necessità del territorio di cui si fanno portavoce occorre supportarli nel rapporto col vicario foraneo e i vari parroci, anche quelli che non hanno l’AC, e inoltre coinvolgerli nelle attività dei vari settori affinché non vengano intesi come semplici “postini” di quanto si fa a Reggio. Capita infatti che il rappresentante si senta schiacciato fra l’incudine del vicariato che non accoglie le proposte dell’AC e il martello delle attività diocesane.

  3. Per questo occorre allacciare e intensificare, anche con l’aiuto degli assistenti, il rapporto coi parroci o almeno i vicari foranei. E’ altrettanto fondamentale che la formazione avvenga con la guida e l’accompagnamento di un sacerdote del territorio, per cui si proporrà al Vescovo che incarichi un sacerdote del vicariato come Assistente per tutte le associazioni parrocchiali del vicariato stesso.

  4. I rappresentanti vicariali si facciano strumento di comunione tra i Presidenti parrocchiali, convocandoli tutti almeno qualche volta in un anno. E' fondamentale non sentirsi soli, pregare insieme, formarsi insieme e sentirsi pietre vive della Associazione in armonia con il Consiglio Diocesano e in clima di autentica amicizia con il rappresentante vicariale

  5. Prendersi cura delle questioni concrete e dei “ritmi” della vita delle persone che abitano la parrocchia, richiede la sapienza di costruire ponti con altri contesti e tessere legami di amicizia con chi è lontano. Occorre un esercizio di adeguamento ai bisogni, alle risorse, ai tempi di vita delle persone, che testimoni realmente il nostro spirito di accoglienza e di solidarietà. Per scongiurare il rischio dell’autoreferenzialità, dobbiamo rimodulare il nostro apostolato per renderlo capace di raggiungere, come dice Papa Francesco, le periferie esistenziali.

Interiorità e spiritualità

La formazione è un’esperienza attraverso la quale una persona prende fisionomia: diviene se stessa, assume la sua originale identità che si esprime nelle scelte, negli atteggiamenti, nei comportamenti, nello stile di vita. La nostra fisionomia più profonda e più vera è il volto di Cristo.
(Progetto formativo, cap.1 §2))

La cura dell’interiorità è essenziale in ogni stagione della vita. Saper guardare dentro di noi è indispensabile per rispondere alle domande più profonde, ci spinge alla ricerca, illumina la lettura e la comprensione di ciò che accade intorno a noi, aiuta a compiere scelte coraggiose nella vita di ogni giorno, a rispondere pienamente e con gioia alla nostra vocazione.

Nella vita, c’è bisogno di persone che testimonino la bellezza di un rapporto intimo con il Signore, che narrino la pienezza della vita quotidiana vissuta alla sua presenza. In Associazione, è necessario quindi continuare a promuovere la ricerca di un accompagnamento spirituale e favorire la partecipazione all’Eucaristia quotidiana, agli esercizi spirituali e a altre esperienze di preghiera. In particolare il Progetto formativo di AC attinge al dono fondamentale che è la Parola, per cui il socio di Azione Cattolica deve essere esperto conoscitore della Parola di Dio.

Occorre che tutta l’Associazione continui l’impegno affinché il cammino spirituale sia coltivato a partire dai più piccoli (si veda i ritiri dell’ACR e dei Giovanissimi), educandoli a stupirsi, a scoprire e a vivere, a loro misura, l’incontro con il Signore e maturare scelte autentiche di vita.

I giovani e gli adulti, attraverso l’esperienza del discernimento personale e comunitario e mediante una regola di vita spirituale, percorso proposto in questo triennio dall’ACG, sono chiamati a vivere e a riscoprire ogni giorno la bellezza e la novità dell’incontro con il Signore.

Va evidenziato che quest’anno un gruppo di giovanissimi ha fatto la Professione di Fede in Duomo davanti al Vescovo (il 23 novembre) dopo un cammino di preparazione essenziale strutturato sui quattro pilastri della vita associativa e della formazione (vita interiore / responsabilità sociale / vita fraterna e di gruppo / ecclesialità). La professione di fede non è un'invenzione dell'AC ma negli anni l'ha fatta sua e l'ha diffusa come segno di responsabilità di un giovane nel testimoniare la fede maturata, nella società e nella Chiesa in primis in parrocchia.

Per quanto riguarda gli educatori e i responsabili, ai quali, insieme agli assistenti, è affidato l’accompagnamento spirituale e umano dei soci, occorre far scoprire che sono chiamati ad una lettura sapienziale e profetica della loro vita e della loro storia, alla luce della responsabilità educativa e associativa, che implica una coerenza di vita e un costante confronto con la Parola.

Per questo sarebbe opportuno che per il nuovo Consiglio, al fine di creare una squadra affiatata fin dall’inizio, si organizzasse una 2 giorni di ritiro spirituale (o altra modalità simile), innanzitutto per conoscersi reciprocamente e poi instaurare un clima di collaborazione e coinvolgimento in modo che non tutto sia fatto e deciso dai soliti pochi che partecipano ma coinvolgendo tutti.

Evangelizzazione e Iniziazione cristiana

Non chiudersi, per favore! Questo è un pericolo: ci chiudiamo nella parrocchia, con gli amici, nel movimento, con coloro con i quali pensiamo le stesse cose… ma sapete che cosa succede? Quando la Chiesa diventa chiusa, si ammala, si ammala. Pensate ad una stanza chiusa per un anno; quando tu vai, c’è odore di umidità, ci sono tante cose che non vanno. Una Chiesa chiusa è la stessa cosa: è una Chiesa ammalata. La Chiesa deve uscire da se stessa. Dove? Verso le periferie esistenziali, qualsiasi esse siano, ma uscire. Gesù ci dice: “Andate per tutto il mondo! Andate! Predicate! Date testimonianza del Vangelo!”
(Papa Francesco, Veglia di Pentecoste, Incontro con i Movimenti e le Associazioni, 18 maggio 2013)

L’Associazione sceglie oggi di andare incontro e di accogliere tutti i ragazzi, i giovani e gli adulti che desiderano conoscere Gesù Cristo e sperimentare la bellezza di amarlo e annunciarlo, accompagnandoli nel cammino di scoperta e riscoperta della propria fede. Educa i ragazzi, i giovani e gli adulti all’accoglienza, al rispetto, al dialogo con persone di altre religioni per una convivenza pacifica e fruttuosa.

Evangelizzazione è, infatti, farci nuovi con Cristo nella consapevolezza che seguire il Signore Gesù e imparare a compiere scelte significative costituisce il senso stesso del nostro essere laici impegnati a vivere la fede e amare la vita.

Diventa, così, importante prendere consapevolezza che i nostri cammini formativi e la proposta che l’AC fa ai suoi aderenti sono un percorso autentico di Iniziazione cristiana, che media i catechismi della CEI, offrendo così un cammino possibile per diventare cristiani.

La grande opportunità che la nostra Associazione rappresenta, infatti, risiede proprio negli itinerari formativi, frutto non solo di un attento studio, di una profetica progettualità, di una sapiente mediazione della Parola e del Magistero, ma anche di tanta esperienza provata sul campo, che spinge sempre a rinnovarli a partire dalla prassi, cioè dalla vita di tanti ragazzi e educatori che sperimentano vie antiche e nuove di annuncio del Vangelo.

Si rende opportuno cogliere il segno dei tempi che viene dalla presenza nel nostro territorio di persone provenienti da altri paesi, incontrati spesso nei bisogni materiali, per proporre momenti di confronto e scambio per la reciproca crescita umana e spirituale.

Adesione e vita associativa

Se vivete l’appartenenza all’Azione Cattolica con forza, dovete vivere in questa tensione, una tensione tra l’interiorità dell’incontro con Gesù che spinge verso l’esterno e mette tutto in questione, tra un andare e un tornare continuo.
(Cardinal Bergoglio all’AC Argentina, 2011)

Il percorso assembleare rappresenta un’occasione propizia per rilanciare l’importanza e il significato dell’essere corresponsabili dell’Associazione. L’esperienza in Azione Cattolica è per tanti un elemento fondamentale del proprio cammino di fede e della propria formazione religiosa ed umana, un dono da condividere e da offrire alle persone che incrociano il nostro cammino.

Di questo dono dobbiamo renderci più consapevoli! Spesso invece il momento dell’adesione è visto come pura formalità burocratica, un ennesimo balzello da versare ad una benemerita associazione di cui però non rimane che un bel ricordo.

Per questo l’adesione o il suo rinnovo sono affidati alla cura di ognuno di noi: una proposta associativa seria e bella non può che prendere le mosse, da una parte, dalla costruzione di legami personali da promuovere e custodire, dall’altra, dalla cura di una vita associativa ricca, significativa, capace di essere segno di speranza per la comunità cristiana e il territorio in cui si vive. Pertanto si chiede ai Presidenti parrocchiali di sensibilizzare al tesseramento ed alla promozione delle attività dell’AC nelle realtà parrocchiali limitrofe, facendosi promotore e testimone dell’annuncio, ed ove questo fatichi a sussistere, realizzarlo con un cammino comune.

Vedendo le nuove generazioni di ragazzi e giovanissimi da “coltivare”, ci siamo chiesti se loro riescono a capire bene il significato dell’appartenenza all’AC e delle responsabilità che tale appartenenza implica quindi, visto il loro entusiasmo, si potrebbe pensare ad un percorso per rendere chiari questi concetti come: la storia dell’AC, i principi fondanti, cosa significa far parte dell’AC, il progetto formativo.

Non ultimo l’adesione all’AC è anche la possibilità di custodire e garantire per il futuro una presenza ecclesiale significativa

Cura degli educatori e dei responsabili

L’associazione diocesana ha la responsabilità di offrire agli educatori e animatori momenti strutturati di formazione di base e di formazione permanente.
(Progetto formativo cap. 7 § 4)

Gli educatori e i responsabili rappresentano il patrimonio più bello che l’Associazione offre alla comunità ecclesiale e civile oggi.

È importante che l’Associazione nella sua interezza, mediante tutti i suoi organismi e specifici momenti di discernimento comunitario, sia coinvolta nell’individuazione e nella scelta dei nuovi educatori e responsabili.

Come detto sopra è importante pensare un accompagnamento degli educatori e dei responsabili, anche a livello personale, in cui ciascuno si senta sostenuto nel cammino e venga aiutato a cogliere la bellezza del donare il proprio tempo per la cura delle persone a lui affidate. Spesso si ha la tendenza a svolgere questo servizio in modo parziale e con poca consapevolezza, anziché considerarlo una risposta a una specifica vocazione laicale da vivere con gratuità.

Educare non è opera dei singoli, ma è invece essenzialmente l’azione dell’intera comunità, a partire dal pieno coinvolgimento delle famiglie che ne sono parte.

La realtà ecclesiale che cambia

Il restare, il rimanere fedeli implica un'uscita. Proprio se si rimane nel Signore si esce da sé stessi. Paradossalmente proprio perché si rimane, proprio se si è fedeli si cambia. Non si rimane fedeli, come i tradizionalisti o i fondamentalisti, alla lettera. La fedeltà è sempre un cambiamento, un fiorire, una crescita.
(Intervista al Card. Bergoglio, 2007)

In conseguenza di tutte le trasformazioni del nostro tempo, anche le nostre parrocchie sono in una fase di profondo mutamento, che non deve scoraggiare, ma che va anzi interpretata come una grande opportunità per la Chiesa di accogliere le sfide del mondo e di parlare ancora al cuore degli uomini.

Un cambiamento di portata significativa riguarda la riconfigurazione degli assetti territoriali della diocesi. In questo cammino ecclesiale, l’Azione Cattolica deve sapersi inserire positivamente proprio per effetto della sua natura diocesana, da sempre poco incline a creare particolarismi campanilistici. Non va dimenticato, poi, che il cambiamento investe anche i sacerdoti. Camminare insieme tra laici e sacerdoti è la cifra di una pastorale di vera comunione, che, per quanto talvolta faticosa da costruire, deve essere capace di armonizzare reciprocamente i propri passi per il bene della comunità.

Fondamentale risulta l’apporto e il servizio nel Consiglio pastorale parrocchiale del Presidente parrocchiale di AC, di cui fa parte di diritto. Altrettanto vale per il rappresentante vicariale di AC nel Consiglio vicariale e del Presidente diocesano di AC nel Consiglio pastorale diocesano.

In prospettiva futura quindi è importante incontrare i seminaristi ed anche coinvolgerli in un modo o nell'altro nelle nostre iniziative affinché possano apprezzare la proposta, o meglio il ministero dell’AC per il servizio nelle parrocchie in cui poi andranno ad operare. E’ auspicabile che venga previsto nel corso di studi teologici un momento espressamente dedicato all’Azione Cattolica attraverso l’intervento di responsabili e/o assistenti dell’AC.

Stili di vita, politica e bene comune

Dio ci vuole responsabili della città degli uomini, cioè del contesto umano organizzato di cui siamo parte, che ci è dato come dono e come compito.
(Progetto formativo cap. 4 §2)

Nella vita pubblica, nella politica, se non c’è l’etica, un’etica di riferimento, tutto è possibile e tutto si può fare. E noi vediamo, quando leggiamo i giornali, come la mancanza di etica nella vita pubblica faccia tanto male all’umanità intera.
(Papa Francesco, Veglia di Pentecoste, Incontro con i Movimenti e le Associazioni, 18 maggio 2013)

Riaffermare il valore dell’impegno laicale significa anche confrontarsi concretamente con le persone e interessarsi alla quotidiana vita democratica che rende viva la comunità. Occorre essere, anche come Associazione, spazio entro cui coltivare l’interesse per il bene comune, visto non come la somma degli interessi individuali, ma come ciò che accomuna gli uomini di fronte alle sfide dell’oggi.

La comunità cristiana è luogo profetico che interroga le istituzioni, perché i cristiani si lascino interrogare a loro volta dalla storia e dal vissuto delle persone, confrontandosi in modo

trasparente e propositivo con i diversi interlocutori istituzionali, affinché si prendano a cuore, sempre e dovunque, la promozione dell’uomo in tutte le sue dimensioni, spirituali e materiali. La Dottrina sociale della Chiesa resta parola morta, se non si traduce in prassi pastorale tangibile e in esperienza culturale sperimentabile.

Come è avvenuto per tante figure esemplari di credenti di AC, oggi ci è chiesto di spendere in chiave missionaria le competenze educative e culturali che possediamo, contribuendo attivamente all’edificazione di una società più a misura d’uomo.

Il Concilio Vaticano II, nel parlare dell’Azione Cattolica, ha insistito fondamentalmente sull’idea che un’associazione, e quindi una forma di testimonianza comunitaria, è oggi ancora più importante della testimonianza personale.

Nell’attuale stagione politica, è essenziale che i credenti acquistino una maggiore capacità di individuare soluzioni condivise, laddove sembra che la presenza dei cattolici sia stata segnata da molteplici contraddizioni. Per ovviare a questo limite, è fondamentale iniziare a operare insieme nella vita della Chiesa. Se infatti non si fa esperienza di comunione a livello ecclesiale, i tentativi realizzati in ambito esterno finiscono per risultare artificiosi.

Sarà quindi importante continuare il cammino di impegno e attenzione verso il bene comune e la politica che abbiamo iniziato nel corso dell’ultimo anno in collaborazione con altre realtà diocesane (Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro, Progetto Policoro, Granello di Senapa) e stimolare la presenza dei cattolici nell’ambito socio-politico.

Contributo dell'equite ACR

In che modo l’Azione Cattolica Ragazzi può mettere il proprio carisma di servizio e formazione al servizio della diocesi di Reggio Emilia – Guastalla?

Questa è stata la domanda che ci ha portato a strutturare il nostro operato nella nostra Diocesi, questa è la domanda che teniamo sempre viva per essere attenti ai segni di tempi così mutevoli e nei quali è necessario unire le nostre forze per essere un segno efficace dell’Amore di Dio.

Nella nostra realtà il cammino di Azione Cattolica Ragazzi non è seguito a livello parrocchiale se non in pochissimi casi, anche se tutta l’impostazione delle nostre parrocchie è quella ispirata all’Azione Cattolica.

Il nostro cammino si è strutturato in appuntamenti diocesani di festa e formazione che scandiscono l’anno associativo e che hanno la valenza di formazione per i ragazzi che lo seguono e anche di esperienza di Chiesa per la loro dimensione diocesana.

Non possiamo non parlare dell’importanza degli educatori e della loro preparazione, perché nel cammino di Azione Cattolica Ragazzi, insieme alla figura del nostro sacerdote assistente, gli educatori sono quelli che fanno la differenza, perché l’educatore di Azione Cattolica come stile è dedicato ai ragazzi , cammina con loro, condivide la loro quotidianità.

Contributo dell’Equipe ACG

Elementi di verifica del triennio trascorso

Il triennio trascorso ha potuto beneficiare della continuità di molti membri dell’equipe con il triennio precedente, quello 2008-2011. Le attività sono entrate più nel pieno, il gruppo di partecipanti via via è aumentato.

Sono state privilegiate le iniziative dirette ai giovanissimi, che si sono intensificate, grazie alla continuità con l’ACR che è rimasta un punto di partenza forte e significativo. Nel corso del triennio, oltre alle annuali attività previste, è nato anche un percorso mensile dal titolo Workshope per studiare insieme ai giovanissimi la guida nazionale.

Il percorso per i giovani, invece, mantiene uno stato di attenzione. Non si tratta di un vero e proprio percorso, quanto semmai di eventi a “spot”, comunque sempre partecipati e curati. Talvolta si è lavorato insieme ad altre istituzioni diocesane o partecipando ad altre iniziative.

È stato di grande aiuto seguire le linee guida nazionali, che orientano e caratterizzano un percorso dandole una forma articolata, condivisa, ricca di spunti e contenuti. Grazie alla puntualità della ricezione di queste guide abbiamo potuto organizzare esperienze formative e campiscuola di ampio respiro e al passo con i tempi!

Ricchezze che l’associazione diocesana riconosce di avere e di poter offrire alla Chiesa locale e al territorio.

Pensiamo che i ragazzi respirino alcune cose preziose facendo il cammino in AC:

- la libertà di essere Figli di Dio, non con altre caratteristiche speciali, ma semplicemente loro stessi, con i loro slanci e senza nascondersi, alla luce dell’amore di Dio che riempie la vita;

- la dimensione diocesana, che ricontestualizza la vita da cristiano e dà una luce nuova alle scelte, talvolta scontate; aiuta il confronto, porta aria nuova nelle parrocchie;

- la cura della loro vita spirituale e umana, che vuole cogliere le domande fondamentali di vita di un giovane;

- fondamentale è la vicinanza alla Chiesa come istituzione e come comunità, cioè non cerchiamo "l'isolamento" nel nostro piccolo gruppo (come fanno altre realtà e movimenti) ma lo scopo del ritrovarsi è anche quello di condividere le esperienze vissute nelle proprie comunità di appartenenza; molto bella l’usanza di invitare il gruppo a un’iniziativa particolare di una parrocchia e arricchire così sia il gruppo AC che la parrocchia stessa.

Esigenze e bisogni che emergono dal vissuto parrocchiale e territoriale;

L’equipe ACG è andata via via assottigliandosi, arrivando al numero attuale di 4 persone: poche, ma molto motivate e compatte, il che ci porta a fare cose incredibili e belle (!).

Appartenere ad un'equipe come quella dell'ACG è una opportunità per un giovane di giocarsi in prima persona nella fede e nella vita della nostra Chiesa. Apre una finestra sulla vita diocesana e nazionale dove non si resta a guardare ma si urla il vangelo e si comunica con la gente e poi si scende in campo col meglio di sè sostenuti da tutti.

Ma rimane un punto di domanda sul percorso dei giovani: sia se riuscire con poche persone a curare bene due percorsi, sia se i giovani sono in grado di curare un percorso… per se stessi!

La felicità dei ragazzi con cui abbiamo a che fare ci ha ricompensato, ma passiamo la domanda al prossimo triennio.

Contributo Adulti

È bello essere adulti di AC, perché l’Azione Cattolica ci porta a tendere alla santità, ci porta a cercare continuamente la formazione, ci porta a tessere nuove relazioni, ci forma alla diocesanità. Questo è ciò che come Adulti di AC di Reggio Emilia – Guastalla vogliamo continuamente sostenere.

Ricopriamo una fascia d'età molto ampia, dai 30 ai 100 anni; questa differenza fa si che i bagagli culturali e i cammini di formazione siano molto differenti, ma che comunque continuano ad avere il medesimo fine.

Per sostenere ciò, nell'anno pastorale 2012-2013, abbiamo scelto di camminare insieme ai giovani nella preparazione del Corso sul Concilio, in collaborazione anche con la Pastorale Giovanile. Questa iniziativa ha trovato il sostegno non solo dei nostri assistenti ma anche di altri sacerdoti diocesani.

Ribadiamo quindi la necessità anche per il prossimo triennio di curare la fascia di età dei giovani-adulti o adulti-giovani che presenta un vuoto generazionale non solo nella composizione dei nostri aderenti ma soprattutto nella presenza in generale a tutte le attività parrocchiali e diocesane. E’ infatti in questa età che nascono le famiglie di oggi e di domani, a cui sarà affidato il compito di tramandare la fede alle generazioni future e che presenta i più alti tassi di abbandono della pratica cristiana. Non è quindi fuori luogo parlare di una generazione che necessita di una nuova evangelizzazione.

Per l'anno pastorale 2013-2014 abbiamo ritenuto opportuno continuare a proporre una collaborazione, con il settore giovani di AC, ma aprendoci oltre che alla pastorale giovanile anche alla pastorale sociale della chiesa, realizzando un progetto che affrontasse il tema della DSC.

L’idea del per-corso nasce dalla constatazione dell’impoverimento sempre maggiore della vita politica italiana a livello di ideali, di incapacità di analisi delle cause ultime dei problemi, di dare speranza al paese o anche solo alle piccole comunità locali. Tale constatazione ha fatto esclamare a più riprese a Papa Benedetto XVI che serve “una nuova generazione di laici cristiani impegnati”, messaggio che è stato ribadito a piena voce da Papa Francesco.

Destinatari: Il percorso è suddiviso su due binari paralleli:

1° binario: fascia di giovani e giovani – adulti di 18-30 anni che intendono affrontare un percorso di scoperta e approfondimento della Dottrina Sociale della Chiesa e delle sue possibili applicazioni alla realtà storica attuale, attraverso testimonianze e laboratori Saranno quindi promotori effettivi del percorso l’Azione Cattolica, il Progetto Policoro, Ufficio di Pastorale sociale e il Granello di senapa.

2° binario: 3 serate pubbliche aperte a tutti (21,00 – 22,45) che abbiamo deciso per quest’anno di improntare su argomenti di carattere socio-economico. Tali serate sono organizzate dall’Azione Cattolica in collaborazione con l’Ufficio di Pastorale sociale e del lavoro.

Questi per-corsi integrano un cammino che in questi anni stanno già facendo i progetti famiglia (già citati sopra) ed i pellegrinaggi organizzati per la terza età.

Contributo adulti “Terza età”

L’AC Adulti “Terza Età“ si è posta, a suo tempo la domanda “cosa possiamo fare per questa categoria di adulti che hanno alle loro spalle anni di formazione cristiana, di impegni politici, sociali, culturali ? E come rispondere alla loro affermazione “alla mia età, ormai quel che è fatto è fatto ?“

Ritenuto assodato che la formazione cristiana non ha una fine, ma è continua per tutta la nostra esistenza, ci siamo dati uno scopo: mantenere e tenere vivo il seme della fede che ha germogliato in loro in tanti anni di formazione cristiana.

Per favorire negli associati anziani il senso del sentirsi “Chiesa viva” si potrebbe proporre l’adesione all’iniziativa diocesana di preghiera del “Monastero invisibile” e ad altre del genere come la partecipazione all’Adorazione Eucaristica nelle proprie parrocchie.

Abbiamo cercato di capire quale cammino di fede potevamo “cucire” loro addosso adattandolo al loro attuale stile di vita.

Abbiamo proposto un percorso annuale da sviluppare in tre periodi:

Questo nostro percorso si svolge, con la continua presenza di un sacerdote, che in qualche periodo della giornata, nella celebrazione della S. Messa e nei momenti di preghiera comune (S. Rosario) propone ai partecipanti momenti di riflessione.

Sul finire della giornata sono previsti anche incontri di intrattenimento.

Oltre a questo percorso vi sono altre occasioni per rinsaldare l’amicizia quali le presenze al Festincontro e il classico incontro conviviale a Pieve Rossa di Bagnolo preceduto dalla preghiera comunitaria.

Festincontro

È questa una eredità importante, infatti per tempistica di calendario da subito il nuovo Consiglio Diocesano si dovrà impegnare nella realizzazione del prossimo Festincontro, non solo perché sarà il 30°, ma perché è la festa che consenta alle varie realtà di AC e della Diocesi di incontrarsi, conoscersi, lavorare e pregare insieme.

Di sagre e feste di spessore con importanti relatori ne possiamo trovare diverse in provincia di Reggio (anche se non molte), ma il Festincontro racconta la nostra storia, il nostro essere di AC che si apre e si chiude nella preghiera.

Una festa che ci da l'opportunità di incontrare degli amici e poi sederci a sentire un relatore di spessore che potrebbe segnare la nostra vita...

… non state seduti, ma in ginocchio davanti al Signore ed in piedi con la schiena dritta in mezzo agli uomini… ma non portate mai borse…
(Don Oreste Benzi presente sia ad una tre sere giovani che al Festincontro in Seminario)







Dal messaggio di saluto all’inizio dell’assemblea diocesana dell’Azione Cattolica

Reggio Emilia, 19 ottobre 2013

… Desidero delineare attraverso tre parole il vostro compito nella Chiesa diocesana: comunione, comunicazione, collaborazione.

1. L'Azione Cattolica è nata dal rinnovamento ecclesiologico che stava preparando il Concilio Vaticano I e che verrà ripreso e approfondito dai movimenti biblico, liturgico, patristico, fino ad arrivare al Vaticano II.

Il cuore di questo rinnovamento è stato la riscoperta della vocazione battesimale, della sua importanza primaria nella Chiesa. La Chiesa non sono solo i preti e i vescovi, anche se la Chiesa non vive senza vescovi e preti (come loro collaboratori), perché non vive senza magistero e sacramenti.

La scoperta di essere Chiesa – che la Lumen Gentium esprimerà come Popolo di Dio, Corpo di Cristo – introduce in quell'ecclesiologia di comunione che è il cuore del Vaticano II. Ecclesia de Trinitate. Il primo compito dell'AC sta qui: ridare ai suoi membri il senso compiuto della Chiesa, la gioia di essere Chiesa. Si ha il senso vero della Chiesa quando si vive un rapporto sempre nuovo, personale e profondo con Gesù. «Sia Gesù in voi, siate voi in Lui, fino alla fusione della vostra vita con la vita di Lui» – affermava Pio XII in un radiomessaggio del 1953 all’Azione Cattolica Italiana. «Vedete, giudicate, ragionate secondo Dio… Vorremmo che foste come il sole, il quale riscalda e vivifica. Il calore del vostro amore riscaldi le persone e le cose che vi circondano. Fate distinguere in ogni luogo la vostra presenza col fervore della vostra carità».

Aiutateci a scoprire la Chiesa, a vivere la Chiesa, a scoprire e vivere i suoi orizzonti missionari che abbracciano tutto il mondo, a vivere il suo momento, la sua ansia missionaria che nasce dalla carità.

2. Una seconda parola: comunicazione. Nella nostra Chiesa vivono molti mondi ecclesiali, interessanti e validi, almeno molti tra loro, ma che si concepiscono spesso come autosufficienti. Questo provoca limiti di ogni genere nella missione della Chiesa, ma soprattutto impedisce di guardare ad essa come ad un corpo solo, arricchito dalle diversità. Non c'è comunicazione o, almeno, questa comunicazione è insufficiente.

Comunicare vuol dire avere stima reciproca che deriva dalla fede comune. Vuol dire conoscenza, coraggio di comuni iniziative. Senza moltiplicare occasioni e strutture, senza disprezzare nessun carisma, nessun dono. C'è parecchia polarizzazione nella nostra Chiesa e poca comunicazione.

3. Infine collaborazione. Senza collaborazione tra sacerdoti, diaconi, laici, come si sperimenterà la comunione? Come la si vivrà? Come la si vedrà, quale “segno sul monte”? Dobbiamo fare molto cammino in questa direzione, ma sono fiducioso. Certo, sto spendendo tutte le mie energie per aiutare preti, diaconi e laici a camminare su questa strada.

Vorrà l'Azione Cattolica diocesana accogliere queste mie brevi tracce di percorso, vorrà riflettere su questo? È quanto vi chiedo, inaugurando così un dialogo che ha avuto finora due momenti: l'incontro con il vostro Consiglio e ora con la vostra Assemblea.


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