1. PERSONE E COMUNITÁ: la centralità della vita e lo «stare nel popolo»
Dal Progetto formativo di AC
“L’AC vive la sua missione nella semplicità della vita di ogni giorno. Non sempre è facile restare ancorati ad un’esistenza che a volte è faticosa, piena di tensioni e di domande. Sono «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi», da assumere nella loro concretezza se non si vuole vivere con rassegnazione o con indifferenza. Sentiamo l’esigenza di proporre il valore di una vita cristiana incarnata, legata a tutte quelle esperienze che costituiscono il tessuto naturale di un cammino cristiano: la famiglia, il lavoro, le relazioni interpersonali e sociali. Siamo consapevoli che le difficoltà possono spingere a ridurre la fede a luogo della tranquillità. L’esperienza formativa deve mirare invece a far maturare una fede che è tutt’uno con la vita, una fede di cui gustare la bellezza dentro e attraverso l’esistenza umana, in tutte le sue pieghe. Un’esistenza che a sua volta si abbevera alla sorgente della fede, e che si nutre di una vita spirituale sorgiva. (…) Saper parlare di amore, di famiglia, di dolore, di lavoro, di morte, di affari, di denaro con il linguaggio comune, ponendo la fede in maniera forte e nuova in dialogo con l’esistenza di oggi”.
«L’Azione Cattolica non può stare lontano dal popolo, ma viene dal popolo e deve stare in mezzo al popolo. Voglio un’Azione Cattolica tra la gente, nella parrocchia, nella diocesi, nel paese, nel quartiere, nella famiglia, nello studio e nel lavoro, nella campagna, negli ambiti propri della vita. È in questi nuovi areopaghi che si prendono decisioni e si costruisce la cultura.(…) È necessario che l’Azione Cattolica sia presente nel mondo politico, imprenditoriale, professionale, ma non perché ci si creda cristiani perfetti e formati, ma per servire meglio.
È indispensabile che l’Azione Cattolica sia presente nelle carceri, negli ospedali, nelle strade, nelle baraccopoli, nelle fabbriche. Se così non sarà, sarà un’istituzione di esclusivisti che non dicono nulla a nessuno, neppure alla stessa Chiesa (…).
Per poter seguire questo cammino è bene fare un bagno di popolo. Condividere la vita della gente e imparare a scoprire quali sono i suoi interessi e le sue ricerche, quali sono i suoi aneliti e le sue ferite più profonde; e di che cosa ha bisogno da noi. Ciò è fondamentale per non cadere nella sterilità di dare risposte a domande che nessuno si fa. I modi di evangelizzare si possono pensare da una scrivania, ma solo dopo essere stati in mezzo al popolo e non al contrario. Vai, cammina, tieni contatti concreti, dopo sì, siediti alla scrivania e fai il piano pastorale, così può andare bene…».
(Papa Francesco, Discorso ai partecipanti del FIAC, Forum Internazionale Azione Cattolica,
2017)
2. COMUNIONE E RESPONSABILITÁ: questione di «stile»
Dal progetto formativo di AC
“Tanti sono ancora convinti che gli impegni della vita cristiana si giocano nelle “cose di Chiesa”, oppure che la fede serve a rispondere ai bisogni personali, senza porsi in rapporto con la vita degli altri e con le loro domande. Occorre dunque la formazione a una vita cristiana missionaria nel mondo attraverso le parole della vita. (…) Il carisma dell’AC è quello di laici dedicati, in modo stabile e organico alla missione della Chiesa nella sua globalità. Dedicati: un termine intenso, che dice legame spirituale e insieme affettivo; dice impegno concreto; dice di un servizio che nasce dall’amore e si alimenta di corresponsabilità, con cuore di figli”.
3. FORMAZIONE E CULTURA: il senso della «missione» odierna
Vi siete proposti un’Azione Cattolica in uscita, e questo è un bene perché vi situa sul vostro asse. Uscita significa apertura, generosità, incontro con la realtà al di là delle quattro mura dell’istituzione e delle parrocchie. Ciò significa rinunciare a controllare troppo le cose e a programmare i risultati.
È questa libertà, che è frutto dello Spirito Santo, che vi farà crescere. (…)
È una sfida alla maternità ecclesiale dell’Azione Cattolica; ricevere tutti e accompagnarli nel cammino della vita con le croci che portano sulle spalle.
Tutti possono partecipare a partire da ciò che hanno e con quel che possono.
Per questo popolo concreto ci si forma. Con questo e per questo popolo concreto si prega. (…) Snellire i modi d’inserimento. Non siate dogane. Non potete essere più restrittivi della stessa Chiesa né più papisti del Papa. Aprite le porte, non fate esami di perfezione cristiana perché così facendo promuoverete un fariseismo ipocrita. C’è bisogno di misericordia attiva. (…) Non clericalizzate il laicato! È una tentazione molto grande. Che l’aspirazione dei vostri membri non sia di far parte del sinedrio delle parrocchie che circonda il parroco ma la passione per il regno.
Il progetto evangelizzatore dell’Azione Cattolica deve compiere i seguenti passi: primerear, cioè prendere l’iniziativa, partecipare, accompagnare, fruttificare e festeggiare.
(Papa Francesco, Discorso ai partecipanti del FIAC, Forum Internazionale Azione Cattolica, 2017)
4. SPIRITUALITÁ E SINODALITÁ: esercizi di “tensione”
“Una Chiesa del dialogo è una Chiesa sinodale, che si pone insieme in ascolto dello Spirito e di quella voce di Dio che ci raggiunge attraverso il grido dei poveri e della terra. In effetti, quello sinodale – ha puntualizzato Francesco – non è tanto un piano da programmare e da realizzare, ma anzitutto uno stile da incarnare”.
“In questo senso la vostra associazione costituisce una ‘palestra’ di sinodalità, e questa vostra attitudine è stata e potrà continuare ad essere un’importante risorsa per la Chiesa italiana, che si sta interrogando su come maturare questo stile in tutti i suoi livelli. Dialogo, discussione, ricerche, ma con lo Spirito Santo”. (Discorso di Papa Francesco all’AC, 2021).
Buon pomeriggio a tutti!
prima della lettura del documento assembleare, che abbiamo pensato di proporre a tre voci, quelle di alcuni dei membri della commissione “L’AC che sogniamo”, che ha raccolto ed elaborato il prezioso materiale realizzato dal confronto e dalla condivisione negli incontri di riflessione e discernimento vissuti insieme, desidero anzitutto dire grazie a chi ha custodito, in questo quadriennio, nella responsabilità e nel servizio, il patrimonio di relazioni, di proposte, di storia associativa, a chi si è preso cura della costruzione di un noi sempre più Grande che vuole essere testimone di tutte le cose dal Lui compiute. Un grazie particolare ai Vicepresidenti di settore e ai responsabili ACR per aver dato continuità con impegno e ingegnosità, la definirei passione, in un tempo particolare (pandemia 2020 è una parola che ricordiamo bene tutti!). Ognuno di voi si senta dentro a questo grazie! Per me è stata una grazia! La storia di questi quattro anni, infatti, è la storia di un cammino costruito insieme, una pellicola dove scorrono tantissimi volti che hanno un volto preciso. Sì, l’immagine predominante è quella di innumerevoli volti che sono diventati incontro, racconto, ascolto, condivisione, … amicizia.
Tanti volti, i più disparati, che non potrei elencare qui, ma che hanno un minimo comune multiplo: vite a contatto. Quando la vita si fa prossima, accadono i miracoli!
Al di là di tutta la bellezza che c’è nell’incontro, vorrei sottolineare come questi volti abbiano dato concretezza a parole pronunciate tanti anni fa dal Papa, parole che continuavano a risuonarmi dentro: «La realtà è superiore all’idea». (Evangelii Gaudium, n°231 - 2013) «Il tempo è sempre superiore allo spazio». (Lumen fidei, 57 – 2013) Sono a Roma al primo Incontro Nazionale a cui ho partecipato come Responsabile adulti anno 2014.
Con l’espressione La realtà è superiore all’idea Papa Francesco indica che tra le due, realtà e idea, si deve instaurare un dialogo costante, evitando che l’idea finisca per separarsi dalla realtà, che sognare va bene, ma per andare avanti serve il confronto con la realtà, perché la realtà è, esiste, mentre l’idea è frutto di elaborazione mentale che, proprio perché fatta fuori e prima della realtà, rischia di cadere nel sofisma (cioè nel falso ragionamento), distaccandosi dalla realtà fino a voler imporsi sulla realtà.
Con il principio Il tempo è sempre superiore allo spazio Papa Francesco ci richiama a non vanificare la speranza con soluzioni e proposte immediate che bloccano nel cammino, che “frammentano” il tempo, trasformandolo in spazio, perché lo spazio cristallizza i processi, mentre il tempo proietta verso il futuro e spinge a camminare con speranza. Va riscoperto cioè il principio della gradualità dove la pazienza e la speranza permettono di raggiungere il tutto e, insieme, le parti. Questo principio è importante e necessario nell’evangelizzazione che richiede i tempi lunghi, la pazienza del seminatore che non accelera i tempi di crescita con il pericolo di compromettere anche la semente (cf. Mc 3,26ss).
Ecco, tutto questa riflessione per dire che la prossimità vissuta concretamente, l’ascolto dell’altro, la conoscenza della realtà attraverso l’incontro, tangibile in questo quadriennio, hanno innescato un cammino di consapevolezza e di decentramento, di apertura e di attesa: “Sto correndo troppo veloce!” mi sono detta più volte e poi in mente sempre lo stesso leitmotiv: “Se vuoi arrivare primo, corri da solo; se vuoi arrivare lontano, cammina insieme”, noto proverbio africano. Questo è successo, ad esempio, in diversi incontri con i presidenti parrocchiali da cui ho colto che la modalità di formazione a conferenza piace molto.
Pensando agli adulti più giovani, avrei pensato a modalità diverse. Invece l’ovvietà: sono importanti entrambi gli stili, possono coesistere, sono entrambi una ricchezza.
Proprio in questo contesto, dal contatto, ha preso forma il gruppo dei presidenti parrocchiali che, da subito, è stato incontro e si è trasformato in momenti specifici dedicati di preghiera, formazione e informazione. L’idea iniziale era quella del trovarsi in presenza; la realtà ci ha messo di fronte in particolare alle distanze e all’età media per cui il nostro incontrarsi è avvenuto su Meet, ma ciò non ha tolto la dimensione della comunione che si è percepita oltre lo schermo. L’idea futuropresente che si è rinnovata e che si vuol far crescere è che l’Azione Cattolica è un’esperienza associativa “intrecciata” con quella della comunità parrocchiale e non si può eludere questo contatto con il territorio e un accompagnamento concreto.
Non solo ho recuperato la dimensione tempo, ma anche quella dell’ampiezza. “A tutto campo” ci invitava lo slogan associativo di due anni fa. Con gli occhi “Fissi su di lui” (Lc 4,14- 21), Gesù ci chiama ad allargare lo sguardo, a notare i particolari, a leggere la realtà complessa in cui siamo immersi, a scorgere l’altro, ci invita a esercitare di continuo la visione d’insieme, con la capacità di “sconfinare” oltre ciò che balza agli occhi a prima vista. Ecco allora l’incontro con altri movimenti e associazioni, la conoscenza reciproca che ha allenato lo sguardo a superare i limiti di un campo visivo, a volte ristretto dall’individualismo e dall’autoreferenzialità, e a riconoscere la bellezza della loro specificità, a vivere la fraternità, a tessere relazioni. Penso all’immagine che l’Arcivescovo ci ha consegnato nella veglia di preghiera per l’unità e la pace dello scorso 18 gennaio: quel panino che ogni bambino dei lupetti Scout deve condividere ma che alla resa dei conti cerca di riprendere perché è il suo panino, quello che ha preparato la sua mamma e che gli piace. Ognuno di noi tende a riproporre il proprio modo di pensare, il proprio modo di agire, ritenendo che questo sia quello che gli altri devono assimilare, metabolizzare. Far comunione vuol dire far morire l’uomo vecchio, spostarsi dal centro, così ha sottolineato l’Arcivescovo … “Lui deve crescere e io diminuire”(Gv 3, 30). Rispetto, quindi, al rapporto tempo - spazio, vorrei portare alcuni tra i tantissimi esempi che si potrebbero condividere: anzitutto la bellissima Festa della Famiglia del 2021 dove l’incontro fattivo di tante realtà della nostra diocesi per riflettere insieme sulla famiglia per preparare quell’evento voluto fortemente dal vescovo Camisasca ci ha riuniti intorno a tanti tavoli per tante settimane e ci ha portato a scoprirci e sentirci fratelli tutti. La stessa cosa è capitata nella co-progettazione della Preghiera per la Pace dello scorso febbraio o ancora, il costruire passo dopo passo un percorso, giovani-adulti di AC e Pastorale Sociale, l’ormai noto “Cantiere Giovani-Adulti”, nato dalla lettura della nostra realtà che ha evidenziato il bisogno di contatto, di percorsi vicini alla vita delle persone, di temi in cui fede e vita si intrecciano. Questi percorsi, appunto, non sono nati tutti di un fiato, secondo il principio molto moderno del tutto subito e qui (anche io sono specializzata in questo!), ma dando spazio al fattore tempo. Oggi, a distanza di quattro anni, il percorso, pubblicato anche sul Bilancio di Sostenibilità Nazionale, è formato da alcuni incontri a tema nel periodo primaverile.
Sempre in riferimento al tempo superiore allo spazio mi soffermo su un dato, quello dei giovani che hanno chiesto di approfondire l’appartenenza all’associazione di cui hanno fatto esperienza, senza conoscerne i pilastri. Quando è stata chiesto al Consiglio di poter fermare un attimo gli eventi per poter dare spazio alla riflessione sulla sull’identità associativa, il confronto è stato intenso perché ognuno ha cercato di portare le proprie ragioni, ma insieme si è costruito qualcosa di bello, un tutto che è stato senz’altro superiore alle parti: non è mancata né la parte formativa con l’accompagnamento del prof. Pierpaolo Triani, professore all’ Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e Milano, e di Luisa Alfarano, ex vicegiovani nazionale, né la parte dei percorsi di formazione e di spiritualità che hanno continuato ad affiancare i giovani/ssimi nel loro percorso di crescita perché … “L’Azione Cattolica non sia solo una 'Sessione' cattolica”, riprendendo lo slogan di Papa Francesco all’Incontro con i giovani a Roma il 29 ottobre 2022. Che bellezza poi raccogliere il desiderio di verità e di autenticità e la fame di all’interno dei gruppi sinodali di novembre la ricerca di verità e di autenticità proprio nei materiali elaborati dai giovani!!!
Concludo dicendo che in questo cammino descritto sommariamente e per esempi, certamente non esaustivo, ma vissuto in pienezza e quindi nostro, è possibile scorgere sempre più delineato uno degli obiettivi fondamentali che il Consiglio diocesano si era posto all’inizio: l’unità. Il Papa afferma che «L’unità prevale sul conflitto». (Evangelii Gaudium, n°227 - 2013), che tale principio non consente di “mettere tutto insieme” e neppure di “far finta di niente”, ma di scoprire la soluzione del conflitto a un livello superiore che conservi in sé le preziose potenzialità che le posizioni in conflitto contengono.
Nei conflitti, infatti, si confrontano posizioni che, pur divergendo, contengono dei valori da non perdere. Nel percorso di riflessione sulla nostra identità di Azione Cattolica di Reggio Emilia – Guastalla nato dalla provocazione/sollecitazione del Vescovo Camisasca che ci ha interpellato più volte chiedendo all’associazione: “AC di Reggio Emilia - Guastalla, qual è oggi la tua identità oggi, in questo tempo?”, questa unità ha messo radici sempre più profonde.
Lo riconosceremo a breve nel documento assembleare. Lo stile di ascolto e di dialogo fortemente desiderato e attuato in particolare a partire dal 2021, a fianco del cammino ordinario, è stato un percorso di discernimento:
Ripeto solo il mio grande grazie a ognuno e a tutti, (un grazie particolare anche per il dono di tre assistenti speciali che mi e ci hanno accompagnato con dedizione), perché “insieme, c’è di più”. Grazie per il vostro sì, grazie per aver camminato insieme.
Sara Iotti - Presidente diocesano 2020-24