martedì, 7 maggio 2024
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Per una nuova generazione di cattolici impegnati in politica: da dove partire?
Introduzione al convegno del presidente diocesano Alberto Saccani
Saluto iniziale al convegno del Vescovo
Intervento di Edoardo Tincani, direttore de "La Libertà"
Intervento del Presidente Nazionale di AC Prof. Franco Miano

"Per una nuova generazione di cattolici impegnati in politica: da dove partire?"

Introduzione al convegno del presidente diocesano Alberto Saccani

Perché questo incontro

La motivazione profonda che ci ha spinto ad affrontare il tema di questo incontro ha radici lontane che nascono da varie considerazioni:

  1. L’approfondimento e la riscoperta che questo inverno abbiamo fatto del Concilio a 50 anni dalla sua proclamazione, ci ha fatto riflettere sull’impegno proprio dei laici e soprattutto dei laici di AC, dice infatti la LG al n.31 “Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio.” Mentre al n. 36 specifica che “… i laici, anche consociando le forze, risanino le istituzioni e le condizioni del mondo, se ve ne siano che provocano al peccato, così che tutte siano rese conformi alle norme della giustizia e, anziché ostacolare, favoriscano l'esercizio delle virtù. Così agendo impregneranno di valore morale la cultura e le opere umane.”
  2. La constatazione che a causa del cosiddetto bipolarismo anche nelle nostre comunità, nelle nostre parrocchie, ci si è divisi in schieramenti, anche in maniera inconsapevole, facendo prevalere logiche di parte su ciò che invece dovrebbe unirci in modo ben più forte, che è l’unica fede in Cristo. Motivo per cui per mantenere una concordia anche solo di facciata, si evita accuratamente di toccare l’argomento della “politica”, generando su questo tema un profondo disinteresse e lacuna formativa. Si commette così un grave peccato di omissione come fsil card. Bagnasco ha detto al forum di Todi il 17 ottobre 2011: “Se per nessuno è possibile l’assenteismo sociale, per i cristiani è un peccato di omissione”.
  3. Il profondo disagio che ci prende assistendo ad una politica che veramente negli ultimi anni non ci ha risparmiato proprio nulla del campionario di risse, corruzioni, tradimenti, furberie, ecc, anche da parte di esponenti dichiaratamente “cattolici” e tutto ciò in una situazione di emergenza non solo economica ma anche morale e culturale che ha già mietuto troppe vittime. Non ci illudiamo che la ritrovata concordia tra le varie forze politiche che ha generato il governo Letta (e che già comincia a scricchiolare) possa durare più di tanto, anche se lo speriamo vivamente, ma l’impressione è che a parte le vicende contingenti, tutto il tessuto sociale sia da ricostruire. Non dimentichiamo infatti che nelle ultime elezioni ben il 25% dell’elettorato non è andato a votare e che un ulteriore 3,6% ha votato scheda bianca o nulla, segno che neanche il fenomeno emergente del Movimento 5 stelle è riuscito ad intercettare le esigenze di più di un quarto della nazione.

Tutto questo ci interpella in modo urgente e ci spinge ad un rinnovato impegno che non può essere eluso se abbiamo a cuore le sorti non solo del nostro Paese ma anche dell’Europa e in definitiva del mondo.

Come Giorgio La Pira ha detto molti anni fa anche noi vogliamo affermare con speranza: “Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa "brutta"! No: l'impegno politico – cioè l'impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti a cominciare dall'economico – è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità.” (da “La nostra vocazione sociale”, AVE)

Le sfide che ci attendono

Le sfide che ci attendono le conosciamo: sono la difesa della vita dalla nascita alla morte naturale, la questione educativa, la valorizzazione della famiglia e strettamente connesso ad essa il cambiamento demografico che non poche responsabilità ha anche sul campo della crisi economica (si pensi al nodo delle pensioni), la disoccupazione e la definizione di un nuovo patto fra le generazioni che riequilibri verso i giovani i diritti (o privilegi) acquisiti dalle generazioni più anziane, la problematica dell’immigrazione e dello sviluppo dei paesi poveri, la riduzione dello sfruttamento delle energie non rinnovabili, ecc.

A costo di risultare scontato e retorico dobbiamo in poche parole pensare alla nostra responsabilità verso le generazioni future impegnandoci a lasciare loro un mondo migliore di quello che abbiamo trovato.

Se c’è infatti una carenza grave nel mondo di adesso, e soprattutto in Italia, è l’assenza di una speranza, di una prospettiva a lungo termine. Da parecchi anni infatti la nostra classe dirigente ha smesso di progettare, anzi addirittura di pensare a lungo termine limitandosi ad inseguire i desideri della “gente” (sottolineare le virgolette) espressi dai sondaggi, in un eterno presente, una continua campagna elettorale, sempre preoccupata più di vincere la prossima tornata, di qualunque tipo sia, che di realizzare un programma compiuto.

Da dove partire?

Ritorniamo quindi alla citazione del discorso di Benedetto XVI a Cagliari che ha ispirato il tema del convegno “il mondo del lavoro, dell’economia, della politica, necessita di una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile" per passare la parola al Presidente Miano con la non facile domanda: da dove partire per formare questa nuova generazione?


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