martedì, 7 maggio 2024
  Username:   Password:
Ricordami su questo PC


Per una nuova generazione di cattolici impegnati in politica: da dove partire?
Introduzione al convegno del presidente diocesano Alberto Saccani
Saluto iniziale al convegno del Vescovo
Intervento di Edoardo Tincani, direttore de "La Libertà"
Intervento del Presidente Nazionale di AC Prof. Franco Miano

"Per una nuova generazione di cattolici impegnati in politica: da dove partire?"

Trascrizione dell'intervento del Presidente Nazionale di AC Prof. Franco Miano



Desidero anzitutto manifestarvi la mia gratitudine per l’invito a questa iniziativa, che ho particolarmente apprezzato. Porgo un cordiale saluto al Vescovo, Sua Eccellenza Mons. Camisasca, a cui esprimo la mia riconoscenza anche per le parole illuminanti che ha pronunciato. Saluto anche il Delegato regionale, il Presidente e l’Assistente diocesani, tutta la Presidenza, le autorità presenti.

Riandare le radici della fede per una radicalità della testimonianza

Sono lieto di intervenire su un tema tanto decisivo per la testimonianza dei cristiani. Vorrei provare a pormi in un atteggiamento di ricerca, partendo dalle indicazioni offerte dal Vescovo e dalle numerose riflessioni proposte in questi anni da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.

Credo sia importante chiarire preliminarmente che per creare una nuova generazione di cattolici impegnati in politica è necessario riandare alle radici della fede. Non si tratta di un modo per sfuggire ai problemi. Riscoprire la radicalità di una testimonianza che deriva dal dono della fede ricevuta è infatti fondamentale. In caso contrario, la denominazione di “cattolico in politica” avrebbe carattere estrinseco.

È dunque essenziale, per i credenti, compiere un lungo cammino di approfondimento, che da un lato non dimentica le urgenze del tempo presente, da cui ci sentiamo particolarmente provocati, e dall’altro sa guardare lontano. Se non si riscopre con forza che dal dono della fede ricevuta deriva naturalmente una coerente testimonianza nella propria vita personale e comunitaria, l’intento di creare una nuova generazione di cattolici in politica rischia di essere parziale, astratto, poco incisivo.

Prima ancora di fare riferimento all’impegno politico, però, ci dobbiamo sentire interpellati come cittadini. Se infatti all’impegno politico diretto sono chiamati alcuni in modo particolare, a tutti è richiesto di avere a cuore la “casa comune”, la vita del Paese. Dalla nostra fede discende la necessità di condividere la gioia e la bellezza della testimonianza cristiana che si irradia, a partire dall’esperienza personale, fino a toccare ogni ambito della realtà. I cittadini, quindi, devono saper costruire quella vita della città che tutti desideriamo, a misura della persona e delle persone, in particolare quelle povere, fragili e deboli.

Da qui nasce la capacità di creare una nuova generazione di politici cattolici. Non si vogliono sfuggire, dunque, le urgenze del tempo presente, ma occorre anzitutto superare l’attuale deficit di fede e di formazione. È perciò essenziale riavvertire con forza l’esigenza di una testimonianza più profonda e incisiva in

ogni luogo dell’esistenza umana. La vita politica rappresenta infatti la dimensione emergente di una profonda contraddizione nella quale siamo tutti immersi. Per questo le sue problematiche sono lo specchio della vita dei cittadini.

Occorre pertanto partire dall’essere buoni cittadini, degni del Vangelo e della fede che professiamo. Il Vescovo ha ricordato che il dono della fede riguarda l’uomo in quanto tale. Noi crediamo, cioè, che Cristo sveli l’uomo all’uomo. In questa prospettiva, il credente propone non un “di meno” di umanità, ma una umanità piena. È questo che vogliamo condividere, ponendoci in cammino con tutte le persone.

A volte si sostiene che in Azione Cattolica si vive un’esperienza formativa troppo intensa a fronte di uno scarso impegno nel mondo. La questione, però, va forse ribaltata. Probabilmente, cioè, si realizza una formazione impropria, da cui non riesce a derivare un’adeguata testimonianza. Il problema relativo alla formazione, in sostanza, riguarda non la sua “quantità”, ma la sua qualità. Essa, infatti, deve tendere a creare una visione integrale della persona, a costruire un corretto rapporto tra fede e ragione, a dare concretezza alle parole che pronunciamo. Da qui traggono forza e sostanza le persone che generosamente e liberamente si spendono nell’impegno politico.

La comunità cristiana, radunata attorno al Vescovo, ha bisogno di camminare insieme, perché solo sapendo accogliere il grande dono della comunione da cui deriva la Chiesa, essa diviene capace di testimoniare e di essere unità su ciò che conta, rispettando le differenze.

Il libero discernimento dei laici

La centralità della persona

Il tema del libero discernimento dei laici è una questione chiave per l’impegno dei cattolici in politica. Occorre quindi approfondirlo adeguatamente anche perché – ben lo ha fatto comprendere il Vescovo – dalla fede cristiana non può meccanicamente derivare una traduzione operativa dei grandi principi che ispirano la nostra vita.

Il primo di tali principi è la centralità della persona, di quell’uomo amato da Dio e fatto a Sua immagine e somiglianza di Dio, la cui dignità va rispettata dal concepimento fino alla morte, in ogni situazione e a tutte le latitudini. Il grande sforzo culturale da compiere, quindi, è saper motivare, in modo razionale e condivisibile, il valore della persona. Gli interventi dei Vescovi al riguardo, talvolta interpretati erroneamente a causa di distorsioni dei processi comunicativi, rappresentano un significativo invito al rispetto della dignità della persona e della vita, sempre e comunque. Questo è il valore fondamentale che è alla base di ogni valore. Dalla questione antropologica, infatti, derivano tutte le altre. Se si comprende appieno l’importanza della centralità della persona,

risulterà più semplice impostare una seria riflessione sulla famiglia e sul lavoro, ma anche su tanti altri elementi significativi a cui pone attenzione la Dottrina sociale della Chiesa, e che ci mostrano costantemente il continuo rinvio tra il riferimento alla persona e il suo essere relazionale.

Appare quindi necessario liberare dall’ideologia il dibattito sulla vita, coniugando la questione antropologica, vista nella sua dimensione fondante, e la questione sociale. Si tratta di una importante ricerca di carattere culturale, che richiede un forte investimento da parte della comunità dei credenti. Il problema da considerare, infatti, riguarda proprio il modo di intendere la persona e il suo essere in relazione. Vanno quindi evitati lo scontro ideologico e la strumentalizzazione riguardo a quanto espresso da Vescovi o laici nella libertà della riflessione. È questa una ricerca che costituisce uno spazio fondamentale di discernimento, in cui non esistono elementi limitativi. Una ricerca che indica nella persona la finalità fondamentale della politica, che rappresenta la più alta forma di carità – come insegnava Paolo VI – proprio perché è tesa a far crescere la vita delle persone – in particolari le più deboli – nella sua dignità, nella sua bellezza e nella sua capacità relazionale. Per questo, il tema della persona proposto dai Vescovi è decisivo per la politica. E non a caso l’opera dei credenti che si affacciano alla politica si misura sulla capacità di creare una città a misura della persona.

Anche nel tempo presente, sicuramente problematico e inquietante, vanno ritrovate le ragioni più profonde dell’impegno politico, a partire dalla sua finalità fondamentale: la persona. Anche il bene comune, che pure è tanto importante, non si comprenderebbe senza tenere conto della centralità dell’uomo.

La fede dà la forza e la gioia di renderci disponibili, di porci al servizio di tutti. Ciò che riguarda la fede, dunque, è anche profondamente umano e può essere condiviso con altri. Non dobbiamo mai stancarci di cercare questa condivisione e di affermare che il modo di intendere l’uomo e la vita, di cui come cristiani ci facciamo portatori, non è confessionale, ma è adatto e giusto per tutti. La fede ci fornisce le motivazioni, la gioia del cuore, la disponibilità; la ragione ci offre la possibilità di dialogare e di mettere a tema le questioni più scottanti su cui creare spazi di condivisione, di confronto non ideologico ma autentico, per elaborare un pensiero comune.

La capacità di dialogo dei laici cattolici si misura non sul numero di interventi espressi pubblicamente, ma sulla loro qualità culturale, da un lato, e sulla testimonianza generosa di fede, dall’altro. L’insegnamento fondamentale del Concilio sui laici non è l’indicazione dell’occupazione di spazi e dell’assunzione di ruoli, ma il sentire, all’unisono con la Chiesa, la vocazione e la missione di una corresponsabilità nell’annuncio del Vangelo. Una corresponsabilità che si traduce anche nell’avvertire la responsabilità per la vita di ogni uomo.

L’unità dei cattolici in politica

Tutti portiamo inscritta nella nostra storia la vicenda, decisiva per il Paese, della Democrazia Cristiana, ricordando il contributo fondamentale da essa offerto alla rinascita dell’Italia nel secondo dopoguerra e nel periodo successivo. Ciò può indurre a guardare alla questione della presenza politica dei cattolici con l’intento di rifare il partito cattolico. Si dimentica così, però una serie di aspetti. Anzitutto, pur essendo stato il partito dei cattolici, la DC era molto articolata al suo interno e non comprendeva certo tutti i credenti. Inoltre, si rischia di applicare al momento presente una lettura relativa a un tempo lontano. Tante sono le trasformazioni verificatesi nella vita sociale, culturale, economica ed ecclesiale, da rendere la fase storica precedente profondamente diversa da quella attuale. Questo dato va adeguatamente valutato, considerando poi che il passato non si può ripetere.

Pur riconoscendo il ruolo importantissimo che ha avuto la vicenda della DC nel nostro Paese, credo che viviamo una stagione completamente nuova, in cui non sappiamo ancora con precisione come si configurerà la presenza dei cattolici. Ho letto con molto interesse il libro di Edoardo Tincani e ho apprezzato l’autore per la sua proposta di unire i cattolici in uno stesso partito. Non sono pregiudizialmente contrario a tale ipotesi, né favorevole. Ritengo, cioè, che oggi una formazione di tal genere potrà nascere solo se vi saranno persone in grado di convergere e di aggregare attorno a proposte significative. È questa la strada da cui partire e non il principio deduttivo da applicare alla realtà.

Sarebbe certo interessante se alcune persone esplorassero la possibilità di costruire un partito dei cattolici, conservando la capacità di confrontarsi con chi attua altre scelte. Ritengo, tuttavia, che vi sia ancora un lungo cammino da compiere in termini di capacità di proposta sulle questioni fondamentali. Non possiamo pensare che immediatamente tutti i cattolici si uniscano sulla base di un’indicazione teorica. Né va dimenticato che spesso non si condividono appieno neppure l’analisi e lo studio relativi alle questioni del nostro tempo. E d’altra parte, anche nella vita della Chiesa il cammino verso una comunione più forte è ancora lungo.

Appare quindi prioritario, da parte di tutti, uno scatto di generosità, che comporta l’uscire da se stessi, il mettersi in ricerca, il guardare le situazioni concrete della vita, concernenti la cittadinanza e la disponibilità a rimettersi in gioco nella vita della Chiesa e della società.

Operando efficacemente e con senso di speranza, nasceranno prospettive nuove anche grazie al nostro contributo.

La lettura del presente in cui cogliere la presenza di Dio

Occorre ricondurre la domanda relativa alla nascita di una nuova generazione di cattolici in politica a un dato fondamentale, che riguarda la modalità con cui

rapportarsi al nostro tempo dal punto di vista spirituale. È cioè necessario un grande esercizio di discernimento spirituale: quella lettura del tempo presente in cui cogliamo il senso della presenza di Dio.

Da un lato, non possiamo non invocare le virtù cardinali - la fortezza, la prudenza, la giustizia e la temperanza – come attrezzatura fondamentale per l’impegno. Dall’altro, occorre considerare anche le virtù teologali - la fede, la carità e la speranza –, per sapere testimoniare in ogni caso e situazione che la speranza non è una formula illusoria, ma la consapevolezza che una novità di vita è possibile. È questo che va instancabilmente annunciato e riannunciato.


Azione Cattolica Italiana - Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla - Atto normativo

sito registrato nella