giovedì, 14 novembre 2024
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Il Festincontro 2015
La presentazione del presidente
Il video della presentazione su TeleReggio
Dove siamo
Il programma
Speciale Festincontro 2015: Andrea Cavazzoni
Figli del Dio «onniamante»: padre Ermes Ronchi
Famiglia ti abbiamo a cuore: Costanza Miriano
Sport, in cerca di valori veri: Don albertini

Festincontro 2015



Speciale Festincontro 2015

Intervista al presidente Andrea Cavazzoni

Presidente Cavazzoni, 31 anni ininterrotti di Festincontro: dal secondo al terzo millennio, passando attraverso ben 4 episcopati: Baroni, Gibertini, Caprioli, Camisasca. Quali le ragioni della vitalità, longevità e continuità di questa manifestazione ecclesiale?

Credo che la vera forza del Festincontro siano i volontari che, a vari livelli e con varie responsabilità, prestano servizio per la riuscita della festa stessa, ma soprattutto perché essa possa essere un momento d’incontro per tutte le persone della Diocesi. Il bello è che queste persone si rinnovano, passando il testimone ad altre, così come il Festincontro, che è cambiato rispetto alla sua forma originaria adattandosi ai luoghi e ai tempi di oggi, rimanendo comunque un punto di riferimento. La continuità poi è data dalla associazione, che attraverso i suoi carismi, formazione, servizio e diocesanità, permette alle persone di arricchirsi spiritualmente.

Per l’Ac il Festincontro rappresenta un’occasione d’incontro, formazione, preghiera. Quali i momenti salienti di quest’edizione?

È difficile elencare i momenti salienti, perché credo che ognuno, a suo modo e per chi lo ha vissuto, possa essere importante. Insieme alla Messa, mi limito a dire che anche quest’anno i relatori, padre Ermes, Costanza Miriano e don Alessio, hanno arricchito il cuore e la mente di chi li ha ascoltati. Non posso dimenticare l’area giovani, che ha accolto e portato novità alla festa. Inoltre vorrei evidenziare la presentazione del plastico di Gerusalemme di don Luca: anche questo è stato a suo modo un cammino di fede. Ce ne sarebbero molti altri, ma non finiremmo più l'intervista...

Il Festincontro rappresenta anche un momento di incontro e confronto con generazioni diverse di soci e simpatizzanti Ac, di contatto con le parrocchie e tanti laici cattolici: il bilancio di quest’anno?

Il bilancio è stato buono: abbiamo avuto la possibilità di incontrare e conoscere un sacco di persone, provenienti da diversi luoghi della diocesi, e tanti parrocchiani di Gavassa. Questo fatto permette a noi di riflettere sul nostro operato e di capire come essere ancora più incisivi nel servizio verso la Diocesi e verso le parrocchie. Vedere i volti sorridenti delle persone ed il loro interesse verso il programma è motivo di soddisfazione e gioia.

Da qualche anno è stata fatta la scelta di “esportare” questa manifestazione nel territorio diocesano, dopo tanti anni in città (Seminario, Oratorio, Campo Tocci) si è passati prima a Rivalta, ora a Gavassa.

Quale l’impatto e l’accoglienza delle parrocchie coinvolte?

In ogni luogo in cui andiamo ci siamo sentiti accolti e benvenuti: non è scontato. Quest’anno per la prima volta eravamo a Gavassa e l’entusiasmo dei parrocchiani e di don Angelo è stato notevole. Credo che sia stato uno scambio reciproco di doni e di talenti, uno scambio che accresce sia noi che la comunità in cui siamo ospitati.

È questo lo scopo di andare nelle parrocchie: far conoscere l’esperienza associativa ed arricchirci, come associazione, dei carismi e dei talenti della parrocchia per essere ancor di più al servizio della Chiesa.

Nell’omelia della Messa di apertura il vicario generale don Alberto Nicelli – un veterano del Festincontro sin dalla 1a edizione – ne ha sottolineato il valore ecclesiale: come viene accolta e considerata questa manifestazione dal presbiterio diocesano?

Ringrazio don Alberto, ed il vescovo Massimo che lui rappresenta, per la sua disponibilità e per esserci sempre vicino. È bello scoprire che tanti sacerdoti, diaconi e seminaristi lungo gli anni hanno vissuto il Festincontro e ricordano con gioia quanto questo sia parte del loro bagaglio spirituale. È motivo per impegnarci sempre più al servizio della Chiesa.

Questo poi si manifesta anche oggi: basta vedere i sacerdoti che sono venuti a concelebrare durante le Messe (per don Alessio erano una decina) oppure ad ascoltare i relatori. L’associazione ha nel suo statuto la collaborazione con la gerarchia e questo dev’essere sempre di stimolo a camminare insieme ai nostri presbiteri.

Tua preoccupazione è che il Festincontro sia anche occasione di apertura e collaborazione con altre realtà ecclesiali (movimenti, associazioni...): come è andata quest’anno? E come ha funzionato il camper dei Cappuccini?

Credo sia una bella cosa la collaborazione tra diverse realtà ecclesiali: il mettere insieme diversi carismi e doni porta molti frutti e aiuta l’unità della Chiesa. Siamo molto felici che i frati Cappuccini siano stati tra noi tutti i giorni della festa, abbiano potuto girare ed incontrare le persone: la loro presenza è un segno di amicizia e fraternità.

Un’altra importante collaborazione è stata con il Csi per la serata di don Alessio Albertini: due associazioni sorelle vogliono iniziare a collaborare per la formazione dei giovani a loro affidati. Anche questo è un segno di unità.

Il Festincontro è impegnativo sotto il profilo organizzativo, ma può contare sulla collaborazione dei volontari. È anche questa una delle ragioni che da oltre tre decenni si presenta puntuale al suo appuntamento di metà giugno?

Senza i volontari e l’aiuto delle parrocchie il Festincontro non esisterebbe. È questo il suo segreto: persone che, con l’aiuto del Signore, prestano la loro opera perché ci si possa arricchire sia spiritualmente che stando in compagnia. Dagli sguardi di molte di loro credo che sentfsiremo parlare del Festincontro sia l’estate prossima che per molti anni ancora.

Giuseppe Adriano Rossi


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