Tra storia, fede e coraggio civile venerdì 13 giugno il Parco Cervi si apre uno spazio di dialogo dando la parola a Fra Matteo Munari, correggese di origine, ma da vent’anni docente allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, presente in video- collegamento perché impossibilitato a partire da Israele. In dialogo con lui, Gianni La Bella della Comunità di Sant’Egidio, professore di Storia contemporanea presso Uni.mo.re, accoglie l’invito al confronto. Insieme riflettono sull’attuale contesto internazionale offrendo narrazioni controtendenza, ma aderenti al reale, accompagnati dalla giornalista di Telereggio Susanna Ferrari.
Casualmente il giorno di questo incontro coincide con la giornata in cui Israele ha attaccato l’Iran. La terra trema, poi la vita riparte, ma è inutile illudersi che sia tutto come prima.
Quando i media sfumano i confini della verità senza dare il giusto peso alle parole che impiegano, spetta a noi non perdere le coordinate di orientamento in questo mondo malato di io, dove si dimentica il noi. L’unica unità di misura deve essere l’insieme.
Le narrazioni fuorviate, fornite dai media, remano contro la cultura della pace e alimentano un’inutile e fraintendibile retorica di guerra. Il coraggio della verità va difeso, costi quel che costi.
A fare scuola ai media sembrano essere le preghiere per i persecutori, fondamentali ma spesso non scontate in un contesto di guerra; sono la quotidianità e lo strenuo sforzo di chi resta seminatore di pace anche sotto le bombe, lì dove la preghiera diventa un dovere.
Oggi è urgente una preghiera che non si limiti al conforto personale, poiché la preghiera è il primo strumento di pace, totalmente opposta alle facili narrazioni che alimentano il male, piuttosto che scalfirlo un centimetro alla volta.
La preghiera non è un ripiego. Pregare è la prima cosa da fare, afferma Fra Matteo. Anche nel proprio piccolo è possibile contribuire alla pace, aiutando le persone nella ricerca della verità, per sfatare il mito di una guerra arricchente e spacciata per difensiva, piuttosto che devastante. Sono le parole scandite da Fra Matteo che recano l’impronta di una realtà tangibile.
Non mancano i riferimenti a due fratelli nel dialogo per la pace, Papa Francesco, per il quale ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato, e Papa Leone, fautore di una pace disarmata e disarmante. Le loro parole confermano quelle dei relatori: il dialogo profondo è l’antidoto a ogni escalation e apre la via al perdono e al confronto.
La politica può fare molto per la pace ma noi abbiamo bisogno di una pace per la politica. Oggi le guerre si eternizzano e ci vogliono secoli perché i cuori vengano bonificati. La concordia non germoglia da governi che si piegano al conflitto, ma è lei stessa a forgiare una politica capace di osare. È ora di liberare le ali tarpate della pace facendo leva sul confronto intellettuale e sulla fraternità tra i popoli.
Il frate francescano ha intrecciato al racconto delle esplosioni l’invito che vibra ancora nell’aria: Pregate per la pace! Un appello che risuona oltre le mura del convento di Gerusalemme, rivolto a ogni coscienza pronta a trasformare il dolore in costruzione, per squarciare l’inquietudine con parole disarmate e disarmanti.
Greta Ternelli
Per il Consiglio diocesano