Sabato 14 giugno 2025 si è svolta il secondo appuntamento del Festincontro, festa unitaria dell’Azione Cattolica diocesana.
La serata è stata ricca di eventi, più o meno inattesi, che l’hanno resa intensa.
Partendo dal principio, durante il pomeriggio si è svolto l’ormai tradizionale torneo di basket 3vs3 nel campo sportivo presente nel parco. La competizione e il caldo afoso della giornata hanno reso le partite emozionanti e combattute.
Alle ore 18:30 nella vicina chiesa di Sant’Agostino, è stata celebrata la Santa Messa da don Daniele Casini, assistente Unitario di AC, per i soci ammalati e in difficoltà, animata dal coro di Villa Aiola. Poi hanno aperto i battenti il ristorante, il bar e la paninoteca, così come tutti gli altri stand (segnalo, in particolare, lo stand associativo, che, tra le altre cose, ha proposto le spumeggianti magliette con il logo della Festa – ancora in vendita per chi le volesse acquistare!!!).
La serata, poi, è continuata nell’Arena al centro del parco con l’incontro intitolato “Con un piede in Paradiso – la sofferenza non è mai fine a se stessa” con don Luca Montini, che ha affrontato la propria esperienza di vita raccontata nel suo libro. E’ stato un momento molto partecipato (almeno 150 persone!), in cui il silenzio e l’attenzione presenti sono stati la testimonianza della ricchezza delle sue parole.
Nel corso della sua vita ha fatto esperienze molto varie, fino a diventare missionario in Africa. L’elemento centrale del discorso, però, è l’incidente stradale in cui è stato coinvolto durante questo periodo in Kenya, in cui subisce una grave ferita alla gamba sinistra, tale da doversi amputare una parte dell’arto. Sotto al ginocchio, ora, ha una protesi. La sua vita cambia radicalmente perché non può più fare tutte le attività di prima: non può più fare sport – lui che ne era un appassionato - non può tornare in Africa, né vivere la parrocchia – esperienze che stava vivendo con entusiasmo. Finisce, quindi, ad insegnare religione nelle scuole a Brescia.
Partiamo subito dal tema della sofferenza, che lui affronta in modo crudo e diretto: quando si è nella malattia, non c'è prete, laico o ateo, siamo tutti di fronte alla realtà che non sarà più come prima. “È stato il momento più buio della mia vita. Ho pensato che Dio mi avesse preso in giro tutta la vita. E poi pensavo al futuro: se a Dio non gliene frega niente di me, cosa continuo a fare il prete? In quei momenti volevo gridare a tutto il reparto: guardate che tutto quello che vi ho detto sulla fede in queste settimane sono tutte balle, guardate com'è andata a me”.
Come supera, quindi, tutto questo dolore? Don Luca racconta di come sia stato folgorato da una frase del Vangelo: “Se un figlio chiede al padre il pane, questi gli darà forse delle serpi da mangiare?” Istintivamente la risposta che diamo è: “No, gli darà il pane”. Ecco – sottolinea lui - questo è illogico: se un figlio chiede al padre il pane, il padre, che sa che a questa festa ci sono gli arrosticini più buoni del mondo, gli darà gli arrosticini! Quando chiedi qualcosa di preciso a Dio e non te lo dà, questo non implica che non abbia preparato qualcosa di migliore. Se si pensa alla propria vita, varie volte è tutta una serie di imprevisti, che non si programmano, ma che - però - riempiono il cuore.
Dio può ancora sorprenderci!
Ma questo non basta, però. Ci sono alcuni “incontri” che cambiano la prospettiva di don Luca. Un tema a lui molto caro, infatti, è l’importanza dell’Altro.
Un incontro fondamentale è quello con lo psicologo che lo ha aiutato subito dopo l’operazione di amputazione, che gli chiede di rispondere ad una domanda: “Chi sei tu?”. Inizialmente, qualsiasi cosa lui provasse a rispondere, si scontrava con l'incidente che c'era stato. Ma lo aiuta a rispondere un altro incontro casuale - qualche giorno dopo l’operazione, quando non aveva il coraggio di scoprirsi la gamba per la vergogna – con un’amica che non vedeva da molti anni. Era la prima persona che lo conosceva da prima dell'incidente e vedeva come era diventato. Ma, nonostante la sedia a rotelle e la gamba amputata, lo guardava dritto negli occhi, e traboccava dai suoi la gioia per il fatto di vederlo: è una grazia che accade poche volte nella vita, quella di scoprire qualcuno che ti vuole bene in maniera gratuita. Chi sono io, quindi? “Io sono un dono, perché ci sono. Non per quello che ho fatto o per quello che farò.” E ancora: “Non si può arrivare alla consapevolezza di essere un dono se non c'è qualcuno che ti guarda. Lo capisci se lo vedi riflesso negli occhi di qualcuno che ti vuole bene a prescindere dai tuoi risultati”.
In ospedale, poi, conosce Giuliano, un altro malato con cui fa amicizia. Inizia a scrivere di quello che gli è successo, su richiesta dell’amico. Il libro che nasce, quindi, è fatto per qualcuno, ma questo qualcuno ha un volto preciso. Da questo incontro don Luca capisce che Dio non vuole il male, non ha voluto il suo incidente, ma questo male è diventato per lui e per altri, anche uno strumento di luce. E’ incredibile che dentro il limite di tutti noi, comunque Dio faccia splendere una luce che viene da qualcosa di più alto di noi, questo è il miracolo che vediamo accadere, durante la quotidianità, nelle cose banali.
Un altro interessante tema di riflessione che tocca don Luca è la relazione con i propri alunni. A scuola si accorge che ci sono tante domande nei ragazzi di oggi, ma spesso sono così pieni di pseudo-risposte, che sono come anestetizzati. Allora cerca un libro che aiuti a suscitare quelle domande, a fare pulizia del cuore. Ogni lezione, quindi, racconta un episodio dell’Odissea, che lui ama molto, e dopo lascia loro un paio di domande a cui rispondere. L’iter prevede che, solo chi vuole, le consegni al professore. Quello che don Luca non si aspetta è di trovarsi ogni settimana con 50, 60 mail da leggere di ragazzi che gli raccontano quello che stanno vivendo, paragonandosi al testo che ha spiegato a lezione, a lui che fa solo un'ora alla settimana con loro. Scrivendo risposte bellissime! Ecco un’altra occasione per sorprendersi degli “arrosticini” inattesi che ci dona Dio!
Ma la serata non finisce qui! Oltre alla conferenza, alla festa ci sono stati i palloncini animati del mago Pitti per i più piccoli e il concerto della band “Hammer to love”, cover band dei Queen. Purtroppo, il programma è stato modificato dalla pioggia forte e improvvisa che si è abbattuta su Reggio e dintorni a metà serata, che ha fatto spostare tutti in Chiesa o sotto i portici del bellissimo chiostro della parrocchia di Sant’Agostino. L’imprevisto ha creato un po’ di scompiglio - inizialmente – ma è stato anche un’occasione per sperimentare in diretta quello di cui don Luca stava parlando in Chiesa: sotto la pioggia battente che si riversava incessante al centro del chiostro, si sono alternati ragazzi che cantavano felici in cerchio, bambini che correvano divertiti. Quando chiedi qualcosa di preciso a Dio e non te lo dà, questo non implica che non abbia preparato qualcosa di migliore.
Sì, Dio può ancora sorprenderci!
Alessandro Capiluppi
Per il Consiglio diocesano